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cadice |
Oggetto: 23 Feb, 2010 - 21:34
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Messaggi: 4251
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Grazie, amiche carissime, per l’ apprezzamento che mostrate per quanto ho raccontato. Ve ne sono grato. Sono stato invogliato a farlo dal desiderio di ripetere, a me stesso ed a chi mi avesse letto, quanto sia importante insegnare ai piccoli, agli uomini di domani, il seminare. Quanto sia ancora più importante assisterli sin dall’inizio dell’opera e confortarli nel percorso perché sappiano che, negli invitabili momenti difficili, possono contare concretamente nell’aiuto di chi prima di loro ha percorso quella strada. Li aiuterà a non desistere dal perseguire il bene e a non lasciarsi avvilire dagli ostacoli.
Mi piace cogliere questa occasione per complimentarmi con Melasana per le sue poesie. A mio parere, ne chiedo conforto anche alle altre amiche, il metodo della poesia, che non può non essere diverso da quello della narrativa, ha comunque a monte un moto dell’anima, una esperienza dello spirito. Riuscire a tradurlo in versi, saperlo mostrare agli altri e farli partecipi, è una grande virtù.
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Sari |
Oggetto: 22 Feb, 2010 - 17:36
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Messaggi: 1478
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Ah che piacevole lettura.. e che bei sentimenti. Grazie Cadice
cadice ha scritto:
Scusate se approfitto. Ci può stare anche questo tipo di verde?
Il mio primo nipote ha quasi dodici anni. Si chiama Antonio. Frequenta la 2^ media. Quando venne ad annunciarmene la nascita mio figlio, abbracciandomi, mi disse:” E’nato Antonio.T’aggie mise ‘a supponta”(ti ho procurato il sostegno). Per esorcizzare la commozione gli sussurrai:” Te sì vulute assicurà ‘na fetta maggiore d’eredità “. Scoppiammo in una liberatoria, sonora risata. Era il suo primo figlio; era nato il mio primo nipote. Fin dalla prima infanzia Antonio ha trascorso molto del suo tempo a casa mia. Passavamo diverse ore insieme, in quello che io chiamo l’orto. E’ una parte del giardino, annesso alla casa. E’ il mio abituale rifugio. Dopo aspre lotte, ho sottoscritto con mia moglie un patto di non belligeranza. Nel trattato che lo regolamenta è stato chiaramente specificato che, per i due terzi assegnati a lei e destinati a giardino, non avrei avuto diritto di interferire o proporre soluzioni. Alla stessa non interferenza si impegnava lei per la parte restante che mi era stata assegnata e che avrei destinata ad orto. Antonio aveva poco più di quattro anni quando pretese di essere coinvolto nella gestione del mio pezzo di terra. Gliene assegnai una porzione; comprai, appositamente per lui, una zappa ed altri arnesi atti alla bisogna. Fu però necessario superare gli ostacoli che sua madre frapponeva. Ricorremmo a dei sotterfugi ma non desistemmo. Il ragazzo, in poco tempo e molta fatica, imparò a rassodare e livellare il terreno. Gli insegnai quando e come seminare legumi e, a tempo debito, mettere a dimora verdure e altri ortaggi. Attendeva e gradiva incoraggiamenti e complimenti per l’opera che tanta fatica gli costava e per i risultati che raggiungeva. Ne era avido. Era raggiante quando li avvertiva sinceri.
Accompagnato dal padre, arrivava a casa mia nelle ore più impensate per controllare se la semina aveva avuto successo. A volte rimaneva a fissare a lungo i primi germogli. Al mio chiedergli la ragione di quell’attesa, mi guardava con il suoi maliziosi occhietti e pazientemente me ne spiegava la ragione. Voleva accertare di quanto fossero cresciute le piantine dall’ultima sua ispezione. Sperava, e lo diceva con convinzione, di cogliere l’esatto istante in cui si allungavano. Era uno spettacolo vederlo così interessato. Curava personalmente l’innaffiatura. Fece tesoro di quanto gli andavo spiegando circa la necessità di scegliere fra i concimi quelli che avrebbero favorito la crescita e la salute delle piantine senza alterarne la natura o forzarne il ritmo biologico. Ebbe modo di accertare che tali accorgimenti garantivano un buon risultato. Era felice di occuparsi della raccolta. Recando la cesta in cui l’aveva riposta si precipitava, fiero, dalla nonna per mostrarle i risultati del suo lavoro. L’entusiamo ingigantiva e lo possedeva. Imparò, guardando me che me ne occupavo, a sradicare le ortiche facendo attenzione a non toccare la parte urticante. Volle sapere l’uso che ne avremmo fatto e le modalità di impiego del liquido di risulta dopo bollitura. A pranzo riferivamo alla nonna i continui progressi di Antonio. Era lui stesso che la intratteneva su quanto quel giorno ci aveva interessati e tenuti occupati. Frattanto gli anni passavano e Antonio cresceva sano e robusto. Fra il ragazzo che frequentava già le ultime classi delle elementari ed il nonno si instaurò un clima di scambio di notizie e impressioni. Antonio raccontava del suo buon profitto a scuola e dei rapporti con la signora Maestra e gli altri ragazzi. Io, sempre attento a seguirne la crescita e la formazione, non perdevo occasione di portargli qualche buono esempio e di inserire nei nostri frequenti dialoghi, a scopo didattico, notizie e racconti. Antonio andava anche a lezione di inglese da sua zia, la sorella del padre. In quei giorni andavo a prenderlo a scuola e veniva a pranzo da me. Dopo pranzo, a piedi, lo accompagnavo da mia figlia. A pranzo ci divertivamo da matti. Prendevamo in giro la nonna facendole ogni tipo di scherzo. Dicevamo che quanto aveva preparato quel giorno era buono ma non quanto quello che la madre gli preparava . In tali occasioni la nonna tirava su col naso parecchie volte. In altre occasioni trasferivo, di nascosto, dal mio al suo piatto parte del cibo. Antonio, che frattanto aveva già divorato la sua parte, si adoperava perché la nonna notasse il cibo nel piatto e le diceva che non gli era piaciuto. Ma quando la nonna che non si era accorta della manovra, o facendo finta di non esserne accorta, se ne rammaricava, le buttava le braccia al collo e la copriva di baci. Erano momenti di gioia e di vera, semplice felicità. Sono passati gli anni. Antonio, come ho già detto, ne ha quasi dodici. I nostri incontri sono diventati più radi. Altre attività, come, forse, è giusto che sia, lo impegnano. Viene occasionalmente, quando può, ad aiutarmi nel lavoro nell’orto. Il tempo che può dedicarvi si assottiglia sempre di più Va ancora a lezione di inglese dalla zia. Lo accompagna ora la madre, in macchina. Cambio di mezzo di locomozione conseguente a cambio generazionale.
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marimer |
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Oggetto: Promozione ecologica Eco Store: in omaggio una lampadina a r 10 Feb, 2010 - 16:50
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Acquistando un prodotto Eco Store, riceverai in omaggio una lampadina a risparmio energetico.
Il 2010 di Eco Store segna il passo sulla strada del rispetto ambientale: dopo il calendario Eco Store 2010, con i suoi 12 mesi di eco-consigli, è il momento della lampadina a basso consumo, che, usata tutti i giorni per un anno intero, permetterà di risparmiare all’ambiente 35 kg di CO2!
La promozione è valida in tutti i negozi di cartuccce della rete Eco Store in Italia, dal 25 gennaio al 13 febbraio, e Svizzera, dal 1° al 20 febbraio 2010.
Durante questo periodo sarà sufficiente acquistare almeno un prodotto a marchio Eco Store per ricevere in omaggio una lampadina a basso consumo. L’unico requisito per accedere alla promozione è il possesso della Eco Card, la carta fedeltà di Eco Store che puoi richiedere, gratuitamente e in qualsiasi momento, lasciando i tuoi dati ai responsabili dei nostri punti vendita.
Trovi tutte le informazioni sul sito di Eco Store: http://www.ecostore.it/it/prodotti/promozioniincorso/compra_eco_store_accendi_luce.html |
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melasana |
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Oggetto: verde cadice 04 Feb, 2010 - 19:06
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Semplice, genuino, luminoso. 
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cadice |
Oggetto: 02 Feb, 2010 - 19:35
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Scusate se approfitto. Ci può stare anche questo tipo di verde?
Il mio primo nipote ha quasi dodici anni. Si chiama Antonio. Frequenta la 2^ media. Quando venne ad annunciarmene la nascita mio figlio, abbracciandomi, mi disse:” E’nato Antonio.T’aggie mise ‘a supponta”(ti ho procurato il sostegno). Per esorcizzare la commozione gli sussurrai:” Te sì vulute assicurà ‘na fetta maggiore d’eredità “. Scoppiammo in una liberatoria, sonora risata. Era il suo primo figlio; era nato il mio primo nipote. Fin dalla prima infanzia Antonio ha trascorso molto del suo tempo a casa mia. Passavamo diverse ore insieme, in quello che io chiamo l’orto. E’ una parte del giardino, annesso alla casa. E’ il mio abituale rifugio. Dopo aspre lotte, ho sottoscritto con mia moglie un patto di non belligeranza. Nel trattato che lo regolamenta è stato chiaramente specificato che, per i due terzi assegnati a lei e destinati a giardino, non avrei avuto diritto di interferire o proporre soluzioni. Alla stessa non interferenza si impegnava lei per la parte restante che mi era stata assegnata e che avrei destinata ad orto. Antonio aveva poco più di quattro anni quando pretese di essere coinvolto nella gestione del mio pezzo di terra. Gliene assegnai una porzione; comprai, appositamente per lui, una zappa ed altri arnesi atti alla bisogna. Fu però necessario superare gli ostacoli che sua madre frapponeva. Ricorremmo a dei sotterfugi ma non desistemmo. Il ragazzo, in poco tempo e molta fatica, imparò a rassodare e livellare il terreno. Gli insegnai quando e come seminare legumi e, a tempo debito, mettere a dimora verdure e altri ortaggi. Attendeva e gradiva incoraggiamenti e complimenti per l’opera che tanta fatica gli costava e per i risultati che raggiungeva. Ne era avido. Era raggiante quando li avvertiva sinceri.
Accompagnato dal padre, arrivava a casa mia nelle ore più impensate per controllare se la semina aveva avuto successo. A volte rimaneva a fissare a lungo i primi germogli. Al mio chiedergli la ragione di quell’attesa, mi guardava con il suoi maliziosi occhietti e pazientemente me ne spiegava la ragione. Voleva accertare di quanto fossero cresciute le piantine dall’ultima sua ispezione. Sperava, e lo diceva con convinzione, di cogliere l’esatto istante in cui si allungavano. Era uno spettacolo vederlo così interessato. Curava personalmente l’innaffiatura. Fece tesoro di quanto gli andavo spiegando circa la necessità di scegliere fra i concimi quelli che avrebbero favorito la crescita e la salute delle piantine senza alterarne la natura o forzarne il ritmo biologico. Ebbe modo di accertare che tali accorgimenti garantivano un buon risultato. Era felice di occuparsi della raccolta. Recando la cesta in cui l’aveva riposta si precipitava, fiero, dalla nonna per mostrarle i risultati del suo lavoro. L’entusiamo ingigantiva e lo possedeva. Imparò, guardando me che me ne occupavo, a sradicare le ortiche facendo attenzione a non toccare la parte urticante. Volle sapere l’uso che ne avremmo fatto e le modalità di impiego del liquido di risulta dopo bollitura. A pranzo riferivamo alla nonna i continui progressi di Antonio. Era lui stesso che la intratteneva su quanto quel giorno ci aveva interessati e tenuti occupati. Frattanto gli anni passavano e Antonio cresceva sano e robusto. Fra il ragazzo che frequentava già le ultime classi delle elementari ed il nonno si instaurò un clima di scambio di notizie e impressioni. Antonio raccontava del suo buon profitto a scuola e dei rapporti con la signora Maestra e gli altri ragazzi. Io, sempre attento a seguirne la crescita e la formazione, non perdevo occasione di portargli qualche buono esempio e di inserire nei nostri frequenti dialoghi, a scopo didattico, notizie e racconti. Antonio andava anche a lezione di inglese da sua zia, la sorella del padre. In quei giorni andavo a prenderlo a scuola e veniva a pranzo da me. Dopo pranzo, a piedi, lo accompagnavo da mia figlia. A pranzo ci divertivamo da matti. Prendevamo in giro la nonna facendole ogni tipo di scherzo. Dicevamo che quanto aveva preparato quel giorno era buono ma non quanto quello che la madre gli preparava . In tali occasioni la nonna tirava su col naso parecchie volte. In altre occasioni trasferivo, di nascosto, dal mio al suo piatto parte del cibo. Antonio, che frattanto aveva già divorato la sua parte, si adoperava perché la nonna notasse il cibo nel piatto e le diceva che non gli era piaciuto. Ma quando la nonna che non si era accorta della manovra, o facendo finta di non esserne accorta, se ne rammaricava, le buttava le braccia al collo e la copriva di baci. Erano momenti di gioia e di vera, semplice felicità. Sono passati gli anni. Antonio, come ho già detto, ne ha quasi dodici. I nostri incontri sono diventati più radi. Altre attività, come, forse, è giusto che sia, lo impegnano. Viene occasionalmente, quando può, ad aiutarmi nel lavoro nell’orto. Il tempo che può dedicarvi si assottiglia sempre di più Va ancora a lezione di inglese dalla zia. Lo accompagna ora la madre, in macchina. Cambio di mezzo di locomozione conseguente a cambio generazionale.
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liliana |
Oggetto: Forse solo un avvertimento. 27 Gen, 2010 - 17:04
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Più di un consiglio, il mio, vuole essere un avvertimento. Fino a un paio d'anni fa, i laser portatili in grado di tagliare e bruciare si potevano vedere solo nei film di fantascienza o nei videogiochi! Ma da poco tempo, sono disponibili nuovi tipi di laser portatili, costruiti con i recentissimi diodi LASER di Classe IIIB.
Un pericolo costituito da un 'allarme odierno, è di acquisti che non sono limitati a quelli su internet, nella versione più casereccia e magari non così potente, ,ma da ambulanti dell’est, in qualche emporio cinese Tra le varie categorie dei laser, ci sono alcuni in grado di danneggiare seriamente la vista, ma altri come le stampanti al laser, completamente innocue. Il Puntatore Laser , realizzato in metallo, sullo stile di una comune penna, fornisce 4 funzioni in un unico strumento: puntatore laser (rosso), penna per scrivere, luce led e stilo per palmare. Questo tipo di laser ha una potenza d’impiego della portata fino a 100 metri di distanza.. Sono classificati altamente dannosi, se usate da gente senza scrupolo e senza senno come è già avvenuto. .Due casi abbastanza pericolosi per la vista, si sono già verificati,mettendo a rischio la retina degli occhi anche se effettuato a distanza.
Un caso è accaduto ad un giovane sul lungomare di Bari, un'altro ad un pilota, all’aereoporto di Capo di Chino. per fortuna non sono stati micidiali. L’evoluzione, molto spesso diventa un’involuzione, per mano di gente dissennata e malvagia; mentre è risaputo la validità di certe tecnologie, a disposizione del genere umano.
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_________________ __________________
Il senso della vita non sta in ciò che ci accade
ma in ciò che impariamo da quanto ci è accaduto.
Mirror
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melasana |
Oggetto: mela ecologica 25 Gen, 2010 - 21:17
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Accidenti, che accoglienza! Ma si, ragazze, sono la vera mela senza additivi e pesticidi e mo’ pure sana (più o meno). E tu Margine, malignazza, che vuoi le prove? Te le fornirò, non temere che te le fornirò, dammi tempo. Però, adesso quasi mi fai preoccupare : e se avessi perso gusto e consistenza? E se restassi indigesta? Be’ intanto andate pure per casa a spegnere i led che occhieggiano in giro. Ma lasciate il pc acceso perché una melasana – ecologica per di più- fa bene alla salute, rigenera lo stomaco e rinfranca lo spirito.  Attente alle dentiere, però, perché so’ ancora tosta.  |
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Margine |
Oggetto: 24 Gen, 2010 - 19:31
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Io non ci credo che sia quella Melasana che dite voi. FUORI LE PROVE!!! .... |
_________________ Nulla è più facile che illudersi perché l uomo crede vero ciò che desidera.
Demostene) |
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Una "Mela sana" nel forum Ecologia ? Ma scherzi ? Ci azzecca e come che ci azzecca.... specialmente se proveniente da terreni fertili di una volta.... Mi associo al Bentornata di Lore con un cordiale saluto, Titti |
_________________ Un animo che alloggia in una mente aperta potrà sempre respirare conoscenza. |
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melasana |
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Oggetto: domanda 22 Gen, 2010 - 21:23
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Come ci sta una melasana qui dentro? |
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TittiMendoza |
Oggetto: Nuove opportunità di lavoro 22 Gen, 2010 - 10:24
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_________________ Un animo che alloggia in una mente aperta potrà sempre respirare conoscenza. |
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