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TittiMendoza |
Oggetto: Scongelare un frigo 10 Ago, 2012 - 18:31
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Scongelare un frigo.....

Specialmente quelli meno moderni, senza il *No frost," è sempre un problema. oltretutto, se non lo si fa, consumerà più energia elettrica del solito. Proprio ieri una mia amica del sito Anziani, mi parlava degli sforzi compiuti per sbrinare il suo: ha messo una bacinella con acqua calda nel frigo spento (staccando prima la spina dalla presa naturalmente), ha versato acqua fredda sul ghiaccio per farlo sciogliere, ha usato la punta di un coltello e perfino un martello....
Insomma, dopo averle detto come facevo io quando non avevo ancora il nofrost, è stata così felice del risultato che mi ha detto: "perchè non pubblichi il tuo consiglio su: Consigli utili ?" Francamente, le ho risposto che pensavo fosse inutile, dato che ormai il metodo è già conosciuto da molti e lei mi ha risposto dicendo: "c'è sempre qualcuno come me che non lo sapeva e che seguendolo può rendere il tutto più facile e senza stress"
Bene allora, ecco il semplice e veloce metodo: basta usare l'aria calda di un Phon asciugacapelli, i pezzi di ghiaccio si scioglieranno come neve al sole..... Poi basterà lavarlo con acqua e aceto o acqua e bicarbonato di sodio per togliere gli odori non graditi e il gioco è fatto !
Spero di essere stata utile anche a qualche altra persona e saluto Titti |
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frankco |
Oggetto: Giugno dorato. 29 Lug, 2012 - 16:24
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Mi stavo godendo, accomodato su di una seggiola di vimini, il venticello pomeridiano che arrivava dai monti e che, puntuale come un orologio, passa attraverso la mia terra sempre con il medesimo orario d'inizio; il sole era all' apice della volta abituale che percorre d'estate ed il calore sarebbe stato insopportabile se non mitigato dalla brezza. Quando Eolo pareva avermi vinto sollecitando il mio rilassamento totale , ecco un fracasso insopportabile ridestarmi allarmato: erano i due trattori che il mio vicino usa per lavorare la sua terra; capii subito che il grano giallo che ondeggiava splendido nella proprietà vicina, sarebbe sparito in un batter di ciglia. Il " Pastore", come io lo chiamo, è il mio vicino di terra, e ne possiede tanta da girarla in auto per non stancarsi a percorrerne i confini; possiede 44 ettari di terreno che coltiva intensamente ed a rotazione di prodotto; ha anche un allevamento di mucche da latte ed un gregge di pecore non tanto numeroso. E' quasi l'unico in zona ad aver pecore perche' nessuno da queste parti si scomoda a tenerne. In effetti la scomodità a tener greggi deriva dal fatto che si devono portar fuori gli animali a brucare l'erba fresca per farli stare in salute, e per attuare il piano di allevamento mobile ci vuole una persona fissa che si dedichi ad esso. Marco, questo il nome vero del "pastore", essendo il padrone non gira certo per argini e campi con le pecore, per questo lavoro tiene presso la fattoria un vecchietto che si dedica anima e corpo agli ovini. Non capita di rado di veder d'inverno quell'anziano in mezzo al gregge che pascola, riparato da un telo che gli evita il freddo e l'umidità della pioggia; d'estate si ripara dal sole con un vecchio ombrello ed un cappellaccio di vimini. Il vecchietto è un uomo schivo che passa la sua giornata vagabondando con il gregge e con due cani che gli inquadrano militarmente le bestie. Tempo addietro s'è avventurato anche nella mia proprietà a pascolare le pecore, e per poco non mi faceva fuori tutta la verdura piantata, a stento ha tenuto a bada gli animali attratti dal profumo dell'orto; il gioprno seguente l'incursione, il "pastore", forse avvisato dal vecchietto, mi ha telefonato scusandosi dell'invasione promettendomi che non sarebbe più accaduto nulla di simile per il futuro; il tono della conversazione fu amichevole dato che tra noi c'e' un ottimo rapporto di vicinanza. Sembrerebbe, ai giorni nostri e per queste contrade, anacronistico allevare delle pecore, ed invece e' un ottimo modo per campare senza troppo faticare; la clientela di Marco è prevalentemente mussulmana più che locale, e settimanalmente gli compra dalle due alle quattro pecore. Le stalle dove tiene gli animali sono fatiscenti, ma il "pastore " non ha nessunissima voglia di spenderci dei soldi per rinnovarle, gli vanno bene come sono, anche se le coperture sono esclusivamente fatte di Eternic( un materiale usato in passato, un impasto sagomato a tetto fatto d'amianto). Di come vengano macellati gli animali lascio all'intuito di chi si avventura alla lettura del pezzo a decifrarne il modo, dico solo che è la maniera più barbara che si possa usare per uccidere. Stavo dicendo del frastuno che mi rovino' quel pomeriggio, e della sua durata che si dilungò per ore; finito il lavoro fini' anche la mia pazienza dato che raccolsi le mie cose e me ne andai in paese mezzo sordo. Giugno è un bel mese per frequentare i campi, unico neo fastidioso son le macchine che mietono il grano per il rumore che fanno. |
Ultima modifica di frankco il 28 Ago, 2012 - 17:17, modificato 1 volta in totale |
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moniaxa |
Oggetto: Re: Daniel Beudry, RESPIRO 20 Lug, 2012 - 14:08
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kutty ha scritto:
Albero, raccogli i miei pensieri
come le nuvole tra i tuoi rami. Richiama la mia anima come l'acqua nelle tue radici. Nelle vene del tuo tronco ridonami pace.
Attraverso le tue foglie respiri il cielo.
..La linfa che scorre nelle vene protegge il cuore triste e..nella solitudine piu' totale da una energia vitale..   |
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moniaxa |
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Oggetto: ...ciao a tutti 19 Lug, 2012 - 20:06
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kutty |
Oggetto: ciao a quasi tutti!!!! 19 Lug, 2012 - 18:37
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oh intenso
silenzioso albero, trattenendo l'ardire
con la pasienza, rilevasti una forza
creativa in forma pacifica.così veniamo
alla tua ombra per imparare l'arte della pace,
per ascoltare la parola del silenzio, oppressi
dall'ansia, veiniamo a riposare nella tua serena ombra blu-verde, a portare
nelle nostre anime la vita ricca, la vita sempre
giovane, la vita fedele alla terra, la vita
senore trionfante....
tagore, elogio agli alberi |
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frankco |
Oggetto: I terreni incolti. 01 Lug, 2012 - 15:13
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C'è tutto un mondo nella terra coltivata ad orto, animali microscopici che lavorano senza sosta per procacciarsi da vivere; se un terreno viene dissodato con una certa frequenza, subito dopo alla movimentazione dello stesso, viene distrutto l'equilibrio che la natura crea per le sue creature. Un appezzamento di terra che venisse lasciato alle regole naturali, invece, si riempie, in un tempo relativamente breve, di erbe di varie specie; il dominio di una specie rispetto ad altre, la porzione di terreno conquistato da ogni una d'esse, dipende dalla forza naturale e dall'adattamento posseduto. Alla fine di un ciclo di crescita si crea l' equilibrio alle regole che la natura detta ad ogni mondo, vegetale e animale. Un terreno incolto sembrerebbe contravvenire a questa regola di equilibrio per la ragione di disordine apparente che presenta, agli occhi di chi vede, un groviglio di piante ed erba non potate e rasate a dovere; ed invece e' proprio nel terreno livellato dall'aratro e fresato che l'equilibrio naturale e' andato a farsi friggere; nell'altro, in quello lasciato a se stesso, miliardi di microorganismi lavorano alacremente per procurarsi di che vivere, prosperano e muoiono per lasciare ai posteri le loro carcasse cariche di sostanza organica e minerali. Un orto biologico ha il pregio di contenere questi microorganismi in grande quantita'; lo stesso orto non necessita di un dissodamento perche' il compito di rendere tenera la terra viene demandato alle creature che la abitano. Se si tiene il terreno intatto sotto uno strato di foglie secche, paglia o erba, esso e' pronto per ricevere la pianta da coltivare; basta scavare in esso una buchetta e istallare la pianta avendo cura di aggiungere della terra friabile per coprire la radice; dopo l'annaffiatura il vegetale inizia il suo viaggio verso la maturazione accompagnato nel suo percorso da un numero imprecisato di microorganismi che concorrono alla sua crescita naturale. |
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frankco |
Oggetto: pacciamatura. 10 Mag, 2012 - 15:54
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La temperatura sta cominciando ad alzarsi e il problema degli orti comincia ad essere l'acqua; non che sia un problema l'elemento in se stesso, quel che preoccupa e' il modo di procacciarla nei posti dove scarseggia. Per fortuna esistono sistemi di aggiramento della sua penuria, anche se la messa in piedi di certi metodi aggiunge lavoro alla fatica che gia' si fa per aggiustare egregiamente un orto. La pacciamatura e' un metodo che la natura inconsapevole esperimenta da millenni; l'ortolano invece la conosce relativamente da poco; si tratta di creare uno strato vegetale sistemato attorno alle piantine che si coltivano. Ma questo e' il sistema usato dagli ortolani che amano il biologico perche' tutt'altra pacciamatura fanno gli ortolani pragmatici; questi ultimi usano teli di plastica neri bucherellati per far passare la pianta che deve veder il sole; sotto il telo la temperatura e' piu' alta che sul terreno nudo, e l'acqua d'irrigazione evapora lungo il telo nei momenti piu' caldi ritornando al terreno di notte; parlando praticamente l'acqua che si usa diventa la meta' di quella usata per un terreno scoperto: un bel vantaggio per chi ne ha poca. Un altro sollievo per l'ortolano e' il fatto di non dover usare la zappa perche' il solo vegetale che vede la luce e' quello in coltivazione, tutto il resto, erbacce comprese, viene soffocato dal telo nero. Nel mio orto esperimento entrambi i metodi, quello naturale e quello a telo sintetico, e non ho notato sostanzialmente grandi differenze di produzione; differente e' invece e' il tempo impiegato per sistemare i due mezzi per pacciamare: il telo si posiziona facilmente per colture che si sviluppano in lunghezza, mentre lo strato vegetale e' facile da accumulare per superfici limitate; un esempio del primo sono le file di piselli, ed uno del secondo e' la messa a dimora di quattro piante di zucchine. |
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frankco |
Oggetto: L'asparago verde selvatico. 03 Mag, 2012 - 08:58
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Dalle mie parti una coltivazione particolare riguarda l'asparago; da Bassano alla provincia di Treviso, nell'alta padovana fino a Vittorio Veneto e' tutto un susseguirsi di piantagioni di questo tipo; Per gustarlo, l'asparago, lo si deve cuocere in acqua e condirlo con olio, pepe e sale, unirlo a delle uova sode nello stesso condimento e consumarlo. Tantissimi ne vanno matti anche se io, personalmente, non lo considero una leccornia preparato in tal modo. Se lo si cucina per preparare un risotto e' tutta un'altra cosa, sempre dal punto di vista mio personale. Ma non e' del bianco che volevo parlare, anche se mi ha dato lo spunto per introdurre il discorso sull'asparago verde; quello verde selvatico lo si trova in certi boschetti e siepi dell'Italia centrale, ed anche nelle pinete romagnole vicino al mare; probabilmente prolifera in un sacco di altri posti, ma quelli che ho elencato sono i soli luoghi dove l'ho raccolto. Nella zona dove abito lo si trova solo in una collina degli Euganei tra le provincie di Padova e Vicenza. E' il monte Ventolone, cosi' lo chiamano, e non supera i 400 metri d'altezza; il terreno del colle e' nero perche' d'origine vulcanica, e non e' quasi del tutto coltivato perche' ripidissimo e difficile da lavorare; naturalmente e' esagerato chiamare "monte" questa gobba di terra che si alza in mezzo ad una pianura infinita, ma non si esagera affatto a chiamarlo Ventolone per il fortissimo vento che lo spazzola sulla cima nel periodo freddo e nei mesi che seguono l'inverno. Alla fine d'aprile, quando la pioggia lascia spazio alle belle giornate, un esercito di raccoglitori fa razzia di asparaghi selvatici lungo i sentieri del Ventolone; lo spazio ed il tempo della raccolta, per chi lo ama, sono strettissimi perche' la concorrenza e' selvaggia come lo stesso asparago lo e'. Conosco un luogo, sul monte, che nessuno frequenta, un posto isolato e con una pendenza dove una capra nemmeno si avventurerebbe per la migliore erba da brucare; inutile dire che vi nascono i migliori asparaghi della zona che hanno il tempo di crescere indisturbati alla loro naturale grossezza; ed inutile anche dire che sono il solo a raccoglierli conoscendone l'esatta ubicazione; e' come per i funghi anche se per quelli i tempi si dilatano maggiormente e si possono trovare a piu' riprese. L'asparago verde selvatico e' commestibile fino a dove il suo gambo e' tenero, il resto lo si butta. Conosco un solo modo di cucinarlo, ma magari vi sono piu' modi di farlo: lo si mischia a pezzetti tra delle uova strapazzate a frittata dopo averlo cotto in acqua bollente; e' molto buono anche se e' un po amaro, ma e' un sapore particolare pero', piacevole da gustare. |
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kutty |
Oggetto: “la pazienza del giardiniere?” di Paolo Pejrone 24 Apr, 2012 - 12:35
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Avete letto: “la pazienza del giardiniere?” di Paolo Pejrone
Descrive con estrema precisione la foga, dilettantismo e l'arroganza con i quali spesso si agisce nel costruire e curare giardini e altri spazi comuni. Oppressa da un continuo correre nella frenetica gestione del tempo, la nostra epoca ha un grande bisogno di pazienza, virtù protagonista in questo libro di Paolo Pejrone. Ssenza alcun dubbio il lavoro del giardiniere richiede un senso diverso del tempo e del vivere: "in giardino non c'è fretta", come recita uno dei capitoli del libro. Il tempo della natura non può essere forzato e costretto. Così, in questo modo, l'astuzia della ragione ci conduce a una sorta di "piccola ecologia del bello": il bello diventa un mezzo per raggiungere il buono. Il curare i fiori. Il crescere con delicatezza e attenzione piante e alberi si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro atteggiamento verso il tempo. "La pazienza del giardiniere" vuole chiarire e ribadire la concezione, imperniata sulla semplicità del giardino, aborrendo e esecrando ogni sofisticazione, sia concreta che metaforica. |
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frankco |
Oggetto: 20 Mar, 2012 - 09:17
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Sono 5 km all'andata e 5 per il ritorno che percorro in bici per visitare il mio angolo verde, un bel pezzo di strada per ossigenare muscoli e pensieri; non e' un fazzoletto di terra ma una bella superficie coltivata ad alberi da carta, piantati dal precedente proprietario che me l'ha venduta. Quando la comprammo, un po di tempo fa, io ero contrarissimo a buttare del denaro per della terra che ci avrebbe dato molto da faticare, esattamente l'opposto di quel che era convinta mia moglie che in campagna, in una casina in mezzo ai filari di vigne e tra centinaia d'alberi d'ulivi, sopra una collinetta in Abruzzo, aveva trascorso ii suo primo quarto di vita. Dei 140 pioppi il piu' piccolo ha un diametro al tronco di 15 centimetri; quando ho costruito l'orto, 100 metri quadri di terra durissima, da spaccarsi la schiena per lavorarla, non ho avuto il coraggio di estirpare 8 di quegli alberi che, tuttosommato, erano ancora esili rami che coprivano d'ombra una piccolissima porzione di coltivato. Ora con le loro foglie, purtroppo, coprono quasi tutto l'orto, gli nascondono il sole per una buona parte di giornata. Ma non e' ancora tutto, quel che peggiora il quadro generale sono le radici dei pioppi che hanno invaso tutta la superficie coltivabile ed anche i fossi che l'affiancano; e' una ragnatela vegetale che dalla profondita' del terreno ritorna in superficie succhiando quanto di nutritivo trova sulla sua strada; mi hanno consigliato, gli esperti in queste cose, di tagliare gli 8 intrusi se voglio mangiar qualcosa di quel che pianto. Sembrerebbe facile eseguire il consiglio dei contadini confinanti, una sciocchezza sbarazzarmi di quegli 8 giganti di legno: ed invece e' la cosa da fare piu' difficile di questo mondo perche' la mia coscienza e' colma di voci contrarie all'operazione; il fatto e' che dalla parte degli alberi ci sono una ventina d'anni di militanza ecologica, tutto un tempo dedicato, da parte mia, alla difesa virtuale della natura. In realta' ho fatto molto poco di ecologico, in concreto, solo chiacchere e distintivo d'ecologista. Ora che e' arrivato il momento di decidere, probabilmente, alla fine, tagliero' quelle piante, e dopo un po' di rimorso dimentichero' quell'oltraggio che arrechero' a quelle creature inconsapevoli; anche se nel frattempo avro' piantato altri nuovi sedici alberelli per compensare quello che sono costretto a fare ora. |
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kutty |
Oggetto: raccolta differenziata 08 Mar, 2012 - 09:19
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Carissimi, la raccolta differenziata è un onere di cui tutti dobbiamo renderci conto se vogliamo salvare il mondo in cui dobbiamo vivere.
Voglio però parlarvi di un'altro tipo di raccolta da differenziare in anticipo:
l'AMICIZIA
E' un modo di vivere la nostra vita serenamente, una maniera semplice ed efficace per riguardarci dai nemici, per sentirsi difesi e coccolati da chi ci è amico, un appiglio a cui aggrapprsi in momenti di sconforto, di solitudine, ed altro ancora, tutti noi nell'intimo del cuore sappiamo cosa serve avere amici!!!
Spesso però è necessario un serio riciclo delle supposte amicizie, una raccolta differenziata e circostanziata per non incorrere in delusioni fortissime, quasi lutti.
Ricadere nella convinzione di aver sbagliato qualcosa nel gestire una amicizia in serietà e rispetto spesso mi porta allo sconforto e alla convinzione di non essere più in grado di gestire alcun'altra amicizia futura. |
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moniaxa |
Oggetto: differenziata 26 Feb, 2012 - 19:01
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Messaggi: 4949
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Ebbene si, da qualche anno lotto anch'io con questa ''benedetta differenziata'' contenitore per vetro e scatolame di latta regolarmente lavato, sacco solo per la plastica, contenitore per il secco, contenitore per l'umido, potatura o fogliame o legati a fascine,o in sacchi giganti..e scontrarmi all'occorrenza con un cucciolo di cane che non gli sembra vero, approfittare di una mia distrazione per una eventuale distruzione di sacchetti contenitori ..poi mi chiedo, il tutto verra' veramente ricliclato?..se e' si, allora il sacrificio non sara' vano
ps: ho dimenticato la carta e cartone |
Ultima modifica di moniaxa il 27 Feb, 2012 - 14:25, modificato 1 volta in totale |
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tiziana |
Oggetto: 26 Feb, 2012 - 10:50
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Allora nessun altro fa la raccolta differenziata in questo Forum
solo io divento matta tutti i giorni a dividere i rifiuti?
male...malissimo!! |
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tiziana |
Oggetto: 13 Feb, 2012 - 11:27
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Messaggi: 3171
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Con questa giustissima faccenda della raccolta differenziata
in queste giornate di emergenza neve
la mia cucina e dintorni...sembrano una discarica!
Voi come siete messi ? tiziana moltoecologica |
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frankco |
Oggetto: 05 Dic, 2011 - 09:56
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Da qualche settimana ho cominciato a raccogliere sopra le "combine" dell'orto, tutte le foglie possibili che gli alberi stanno lasciando andare per terra; ne ho radunate un bel mucchio anche tra le piantine di rape trapiantate per la prossima primavera, dovrebbero tenerle ad una temperatura accettabile piuttosto che lasciarle aperte alle intemperie e patire al gelo; almeno questo e' il mio intento perche' non sono certo un talentuoso ortolano ma soltanto un appassionato di ortocultura. Da noi, quassu,' certi dividono i terreni da far fruttare di ortaggi in piccoli fazzoletti di terra lunghi 6 metri e larghi 1,5, per il semplice motivo che uno puo' girare intorno alla "combina " senza danneggiare per sbaglio le piante messe a dimora, e lavorare agevolmente arrivando con le mani in ogni punto del rettangolo. Dicevo che ho riempito di foglie tutti i rettangoli lavorati nella scorsa estate, e per un motivo ecologico visto che le foglie secche incrementano il terreno di sostanza organica; ma non e' la sola cosa che faccio per non caricare la campagna di schifezze industriali, perche' tutto lo scarto dei vegetali raccolti commestibili, lo scarico sotto la superfice del terreno e lo seppellisco in attesa che si frantumi e ritorni a diventare terra; non ci vuole poco, puo' passare tutta una stagione di freddo per vedere solo terra dove s'e' interrato erba, anche se d'estate il ciclo e' molto piu' veloce perche' bastano un paio di settimane per assistere alla trasformazione naturale. La terra cosi' ottenuta e' friabilissima e si lavora da Dio. Con le foglie, terminando il discorso iniziale, e' la stessa cosa anche se la velocita' di trasformazione foglia- terra e' lentissima, deve passare l'inverno perche' la foglia si fondi col terreno, anche se quando prepari i terreni primaverili c'e' ancora una netta distinzione tra le due (sono visibilissime per parecchi gioni le foglie tra le piantine novelle). La primavera scorsa, con la frenesia dell'esperimentare, mi inventai di aggiungere al terreno delle combine una gran quantita' di terra scavata da un fossato che divide la mia proprieta' da un'altra; pensavo di aver fatto un ottimo lavoro di concimazione invece della piu' gran c. della mia carriera d'ortolano; successe che, dopo un paio di settimane dall'operazione vidi spuntare, tra le fila dei piselli che avevo seminato, una grande quantita' d'erba d'ogni tipo; avevo il mio daffare a strapparla, lei rispuntava con la velocita' doppia che avevano i piselli nel crescere; e quando credevo d'aver finito, iniziarono a venir al mondo fili d'erba di tipo impensabile, creature che non avevo mai nemmeno immaginato. Imparai cosi' molto bene la lezione di lasciar il fosso al suo destino, di non includerlo per l'avvenire nei miei esperimenti bislacchi. Quando iniziai la coltivazione ad orto di una parte del terreno, il 20% circa del totale, dovetti letteralmente prendere a picconate la terra per la sua durezza micidiale; il mio terreno e' del tipo argilloso e se non lo si dissoda un paio di volte all'anno, non ne vuole sapere d'intenerirsi; o meglio, non ne voleva sapere, dato che ora, con la cura biologica che gli ho imposto, e' diventato soffice come la cenere. Ed e' proprio la cenere un'altro degli ingredienti che spargo a piene mani tra le zolle di terra a riposo, resto biologico di un grande fuoco primaverile di rami secchi e foglie del bosco, e tutto per rendere sana la terra e non avvelenarla con concimi industriali che farebbero crescere gli ortaggi sproporzionatamente. A dire il vero e per non predicar male, qualcosina di artificiale lo metto nel terreno, quel poco che basta per far crescere le piantine la prima settimana dopo un trapianto o una semina; un poco d'azoto in palline colorate, ma sempre in quantita' minima, tanto per dare forza alle piante che stentano a crescere; poi, una volta partite, le alimento a pane ed acqua e le lascio andare secondo natura. |
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