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violetera |
Oggetto: x vittoria 17 Dic, 2009 - 11:40
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Ero a Milano i giorni scorsi, giorni in cui il comune allestiva l'albero di Natale in piazza Duomo. Mi dispiace contraddirti Vitt...... sara' alto , sara' largo, ma... e' facile farlo alto e grande quando per l'allestimento si sono usati ben due alberi trasportati da altrettanti camion. Gli operai, 8 per la precisione,(e questo e' successo anche l'anno scorso poiche' ero a Milano ed ho visto) hanno piazzato il primo albero e, dal secondo aiutati da chiodi seghe fil di ferro e quanto altro occorre, hanno segato i pezzi migliori che sono stati inchiodati e sovrapposti al primo per dare una migliore forma ed una maggiore altezza. Posso aggiungere anche che una volta finito, la punta era fortemente inclinata perche' non fissata bene e quindi ci hanno dovuto rimettere le mani lavorandoci per un bel paio di orette. Il risultato finale e' quello che vediamo tutti, ma se vai sotto intravedi tra i rami ,i rami sovrapposti e fissati. Vero pero' che erano abeti destinati ad essere abbattuti, ma di rispetto della natura sinceramente , avendo assistito all'allestimento ne ho visto pochino. Ciao ciao violetera
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Vittoria |
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Oggetto: Barbajada 17 Dic, 2009 - 10:52
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airOne |
Oggetto: Vecchia Milano in cucina 17 Dic, 2009 - 10:30
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Barbajada
Il nome le viene da quello del suo inventore, il Barbaja, proprietario dell'omonimo caffè sotto lo scomparso Coperto dei Figini, poi del Caffè dei Virtuosi, dove divenne impresario di Bellini e Rossini. Si prepara mettendo nella cioccolatiera 1 parte di cioccolata, 1 parte di caffè ed 1 di latte o panna, e frullando sul fuoco in modo che faccia la schiuma. È ottima anche fredda. Samarani è stato l'ultimo caffè milanese famoso per il modo di prepararla.
Caffè brulé
Far bollire mezzo litro d'acqua, buttarvi 1 etto di caffè macinato, far alzare due volte il bollore, spegnere e lasciar riposare. A parte far caramellare 2 etti di zucchero e versarvi il caffè filtrandolo attraverso una salvietta. Conservarlo in bottiglie anche per un mese e metterne 1 cucchiaino in una tazza di latte e caffè. |
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Vittoria |
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Oggetto: Che bello l'aber de Natal in piazza dom... 17 Dic, 2009 - 10:28
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MILANO: Albero di Natale record in piazza Duomo
E’ alto 50 metri e largo 15 metri, il doppio rispetto a quello del Rockefeller Center di New York e ben venti metri più alto di quello di piazza San Pietro a Roma. Un abete da record è quello del Natale 2009 in Piazza Duomo a Milano, addobbato in modo tradizionale con centomila lampadine a basso consumo e circa 10mila fiori bianchi, che ricordano quelli rossi della stella di Natale. Alla base sarà ricostruito il tipico paesaggio del bosco, con aghi, pezzi di legno e pigne, il tutto recintato da uno steccato di legno. Anche quest'anno abbiamo una piazza Duomo vestita a festa. E’ stato scelto come sempre, un albero proveniente dai boschi delle Alpi, rigorosamente selezionato dal Corpo forestale fra quelli destinati all'abbattimento, perché ormai vecchi e quindi inseriti nella lista degli elementi da sradicare e sostituire con piante giovani, secondo le normali procedure di riforestazione. Al termine delle Feste, l'abete tornerà alla Forestale, che lo taglierà per recuperare il legno, è una scelta assolutamente rispettosa dell'ambiente e della natura.
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Ely |
Oggetto: :-)))))))) 17 Dic, 2009 - 10:20
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Ohhh che novità! Bravo air, bravi i milanesi...ma ci possono scrivere anche i crucchi/polentoni come me? |
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airOne |
Oggetto: 16 Dic, 2009 - 23:12
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airOne |
Oggetto: Per un sorriso 16 Dic, 2009 - 20:47
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Vun de men On giovedì sira on giovenott l'era passàa in spezzieria a toeu ona scatola de cent goldon; l'aveva portàa a press ona carta colorada e ricamada de quij che se dopera per i regaj e hi aveva fa incartà. Al moment de congedàss el speziée l'aveva saludàa cont on sorrisin tra professional e malizios. El sabet mattina el torna el giovenott cont la faccia stravolta e cont i calimar di oeucc marcàa e serciàa de negher; dondolent, se poggia al bancon e cont on fil de vos ghe dis al speziée: " Mì sont stàa chi l'altrer. hoo tolt una scatola de cent goldon, se regorda?" "Ah, sì me regordi ; quij coss che va minga? " "Tant per dill dottor, eren novantanoeuv! " " Oh, pover fioeu, gh'hoo rovinˆa la serada? " Da: Barzellette in milanese - Libreria Milanese,
Traduzione: Uno di meno Un giovedi sera, un giovanotto era passato in farmacia a comperare una scatola di cento preservativi; aveva portato appresso una carta colorata e ricamata di quelle che si adoperano per i regali e li aveva fatti incartare. Al momento di congedarsi il farmacista l'aveva salutato con un sorrisetto tra il professionale e il malizioso. Il sabato mattina il giovanotto torna con la faccia stravolta, le occhiaie marcate e cerchiate di nero; dondolando si appoggia al bancone e con un filo di voce dice al farmacista: “Io sono stato qui l'altro giorno e ho comperato una scatola di cento preservativi, si ricorda?” “Ah si mi ricordo, qualcosa non va bene?” “Tanto per dirle, dottore, erano novantanove!” “Oh povero ragazzo, le ho rovinato la serata?” |
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airOne |
Oggetto: 16 Dic, 2009 - 18:26
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Va a Biagrass a fa i stecch
Letteralmente: va ad Abbiategrasso a fare gli stuzzicadenti. E' un detto tipicamente milanese e che ha una origine storica e malinconica insieme. Ad Abbiategrasso, infatti, nel 1784 venne fondata da Giuseppe II una pia Casa per gli incurabili. I ricoverati, fisicamente e psichicamente minorati, erano applicati, quando le loro condizioni appena lo consentivano, a un lavoro umile e modesto: ritagliare a mano gli stuzzicadenti. Attualmente questi stuzzicadenti tagliati a mano sono pressoché scomparsi, sostituiti da quelli fabbricati a macchina. Ma non occorre essere molto anziani per ricordarsi i vecchi stecchini lunghi e talvolta un poco nodosi, che terminavano a punta dalle due estremità. Poiché questo lavoro del fare gli stecchi era, come si è detto semplice e umile, tanto da essere affidato a degli incurabili, ne e venuto il detto : và a Biagrass a fà i stecch, che a Milano si diceva (e talora si dice anche oggi) rivolgendosi a chi non sa far nulla e specialmente a chi non ha voglia di lavorare, difetto quest'ultimo che a Milano trova poca indulgenza. |
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Cassandra |
Oggetto: poteva mancare questa??? 16 Dic, 2009 - 17:02
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_________________ Val sempre la pena fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta - O.W. |
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Kinkaku |
Oggetto: Quando nasce un nuova 16 Dic, 2009 - 16:00
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bella idea, vien fatto di chiedersi, ma come mai non prima? 
Questo topic si svilupperà a velocità insuperabile
perchè Milan l'è 'n gran Milan
e come servono a Milano, guarda, nemmeno a fare il giro del mondo

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solidea |
Oggetto: però anche basi 16 Dic, 2009 - 15:41
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 Amici cari, il topic dei milanesi è iniziato sotto un ottimo auspicio….ho visto una partecipazione numerosa ma soprattutto entusiasta nell’ inserire pensieri stupendi e…….ricette favolose. Grazie Vittt un dolcetto natalizio ci voleva proprio, e ora, tutti all’opera per realizzarlo, il Natale è alle porte. A Lore, dolcissima amica , devo dire che mi ha molto commossa la sua sensibilità per la testimonianza nei confronti di Milano che le ha permesso di realizzare i suoi sogni.. A tutte le amiche che sono state bravissime dico “ semper innanz “ con gli auguri a tutti per un Buon Natale e sereno Anno 2010
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devo confessare che mi sono accorta del nuovo topic. Auguri per questa scuola milanese e spero che possiamo fare gemellaggio con la scuola napoletana. Buon lavoro a tutti
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_________________ Annamaria Soldatini |
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Vittoria |
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Oggetto: El Panetùn l'è il pu sè bun! 16 Dic, 2009 - 13:12
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 PANETTONE (EL PANETTUN)
Il panettone tradizionale milanese, sulla cui nascita la fantasia popolare ha creato affascinanti leggende era originariamente nient'altro che un grosso pane. Alla preparazione del quale doveva sovrintendere il padrone di casa, che prima della cottura vi incideva col coltello una croce in segno di benedizione. Il grosso pane veniva consumato poi dalla famiglia solennemente riunita per la tradizionale cerimonia natalizia del ciocco. Il padre o il capo di casa, fattosi il segno della croce, prendeva un grosso ceppo solitamente di quercia, lo adagiava nel camino, vi poneva sotto un fascetto di ginepro ed attizzava il fuoco. Versava il vino in un calice, lo spruzzava sulle fiamme, ne sorseggiava egli per primo poi lo passava agli altri membri della famiglia che a turno lo assaggiavano. Il padre gettava poi una moneta sul ceppo che divampava e successivamente distribuiva altre monete agli astanti. Infine gli venivano presentati tre grandi pani di frumento ed egli, con gesto solenne, ne tagliava solo una piccola parte che veniva riposta e conservata sino al Natale successivo. Il ceppo simboleggiava l'albero del bene e del male, il fuoco l'opera di redenzione di gesù Cristo, i pani, progenitori del panettone, simboleggiavano il mistero della Divina Trinita'. Di quest'antica e suggestiva tradizione a noi sono giunti due elementi: la credenza del "potere taumaturgico" dei resti del pangrande in veste di panettone.
Ricetta e preparazione in sezione cucina milanese.
Ingredienti:
Farina 350 gr Burro 120 gr. zucchero 80 gr. lievito 60 gr. uvetta sultanina 100 gr. canditi (arancia e cedro) 60 gr. 4 uova un pizzico di sale.
Sciogliere il lievito di birra in 1/2 dito d'acqua tiepida, impastare il lievito disciolto con 100 gr. di farina, praticare un taglio a croce sul panetto e lasciare lievitare per circa 20/25 minuti avvolta in un panno di lana. Riprendere il panetto e impastarlo con 125 gr. di farina e 2/3 cucchiai di acqua tiepida. Rimettere a lievitare la pasta avvolta nel panno fino a che non avrà raddoppiato il proprio volume. Tagliare a dadi la frutta candita. Mettere a bagno l'uvetta per 15 min. poi asciugarla. Fare sciogliere lo zucchero diluito con un pò d'acqua, unire lo sciroppo sbattendo con una frusta, i 4 tuorli d'uovo e circa meta' di uno dei 2 albumi, quindi mettere a cuocere il tutto a bagnomaria per intiepidire il composto. Sciogliere 90 gr. di burro. Unire all’impasto lievitato la farina rimasta, la scorza di limone grattugiata, una presa di sale e lo sciroppo tiepido. Impastare aggiungendo se necessario un po' di acqua tiepida per circa 15 minuti ottenendo una pasta liscia ed omogenea. Aggiungere i canditi e l'uvetta, accendere il forno sui 220° Lasciare riposare l'impasto per circa 15/ 20 min. Imburrare un pezzo di carta da forno. Rivestire con la carta una forma dai bordi alti e provi l'impasto. Praticare un taglio a croce sull'impasto. Infornare il dolce e lasciarlo cuocere per un'ora. Dopo 10 minuti porre sulla superficie del dolce il rimanente burro. Abbassare di qualche grado il forno man mano che la superficie si colora, in modo che non si bruci.
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lore14 |
Oggetto: 16 Dic, 2009 - 11:26
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Milano... Mi ha accolta a diciott' anni, mi ha fatto studiare (e lavorare per mantenermi), mi ha dato una casa, la possibilità di farmi cari amici, io che ero cresciuta senza... Come potrei non esserle grata e non volerle bene? Mi ha anche tolta da quell' ambiente di provincia in cui ero cresciuta, mi ha stimolato intellettualmente e dato un senso di libertà che non ho mai più trovato altrove. Certo, mi ha anche chiesto un prezzo da pagare: lavorare tanto, notti in bianco sui libri, la rinuncia agli affetti più cari e quel senso di precarietà che assale chi non ha radici nel territorio in cui vive. Ma io non sarei quella che sono oggi senza di te, Milano... Come ha accolto me, Milano ha accolto milioni di altre persone, ha dato loro un futuro e la possibilità di integrarsi nella vita civile. Credo che oggi noi tutti, che proveniamo dalle altre regioni d' Italia e che non abbiamo mai rinunciato all' identità di origine, possiamo dire di essere anche milanesi.
Ma i milanesi « puri », a Milano, esistono ancora? Credo proprio sia difficile incontrarne.
Un Milanese A Milano - Sottotitoli in Italiano
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_________________ La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo undefinedJim Morrison) |
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delia |
Oggetto: Solitudine 15 Dic, 2009 - 21:19
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_________________ Val sempre la pena fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta - O.W. |
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