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L’è ‘na preghiera fada in milanes con umiltà, fervor, senza pretes: te preghi madonnina, per on’ora fa ritornà Milan ‘me l’era allora... e, per quell’ora, famm vedè i navilli, i bei tosann coi sòcch fin’ai cavilli, i “Gigi” con la gnaccia e intorna i fioeu e sentì anmò el cantà di barchiroeu, el vosattà di dònn in sul Verzee e quell del Vicolin di lavandee! O Madonnina, famm ‘sta carità. per on’oretta sola famm tornà ne la Milan di brumm e di cavai quand sòtta Tì giugavom num bagaj, e Te parevet alta in Paradis coi gulli intorna, bianch come benis, famm rivedè ‘ncamò i spazzacamin con tutta la carisna sul faccin... ...el soo...l’è ‘na preghiera disperada... d’on coeur che ne pò pù de sta bugada... ma...quand de damm a trà Te avree decis... famm sarà i oeucc...e derva el Paradis. Ada Lauzi
traduzione
“Preghiera disperata” alla Madonnina del Duomo
E’ una preghiera fatta in milanese con umiltà, fervore, senza pretese ti prego Madonnina per un’ora fai ritornare Milano com’era allora... e, per quell’ora, fammi vedere i navigli, le belle ragazze con le sottane fino alle caviglie, i “Gigi” col castagnaccio e i bambini intorno e sentire ancora cantare i barcaioli, e il vociare delle donne al Verziere e quello del Vicolino delle lavandaie! O Madonnina, fammi questa carità. per un’oretta sola fammi tornare nella Milano delle carrozze e dei cavalli quando sotto di te giocavamo noi ragazzi, e sembravi alta in Paradiso con le guglie intorno bianche come confetti, fammi rivedere ancora gli spazzacamini con tutta la fuliggine sulle faccine... ...lo so...è una preghiera disperata... d’un cuore che non ne può più di questa baraonda... ma...quando di darmi retta avrai deciso... fammi chiudere gli occhi…e apri il Paradiso.
tutte le poesie dialettali tradotte in italiano corrente perdono gran parte della loro bellezza...questa in particolare i cui versi scorrono sonori e spontanei, la rima fluisce senza sforzi e dove la musica delle parole dona al nostro dialetto una sonorità gaia e carezzevole.
_________________ Val sempre la pena fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta - O.W.
I libri di cucina milanese ricordano come in passato “il maiale era usatissimo, anche perchè più economico di altre carni”. Un “piatto figlio della povertà” che puzza per chi non lo capisce ed apprezza, ricco degli scarti del maiale come codini, piedini, cotenne, salamini da verza: questa è la cassoeula, un piatto che fa discutere anche per il suo nome. Chi la chiama cazzola, chi casola, chi cazzoela ed ancora casoula e chi, pare correttamente, la chiama cassoeula. Il dibattito sulla denominazione è ancora aperto. Scrive Paolo Marchi a proposito di questo gustoso piatto: “Due i grandi quesiti che si rinnovano eterni, uno è legato alla cottura delle verze e l'altro al momento ideale per mangiarla. C'è chi gradisce il disfacimento della verdura e chi lo rifiuta, preferendo distinguerne le foglie, così come c'è chi gusta la cassoeula il giorno stesso e chi la fa riposare per godersela l'indomani, riscaldata. Come per tante preparazioni zuppose, anche questa in origine vedeva il cuoco versare di tutto in pentola, tanto quello che contava era riempire gli stomaci vuoti dei commensali. Poi, più la sfera del benessere ha preso ad allargarsi, più si è iniziato a prestare attenzione ai vari passaggi in cottura e allora ecco tanti scoprire che, oltre a una sgrassatura più meticolosa possibile, una bollitura più breve e attenta della verza migliorava il risultato finale. L'altro dilemma non ha invece una risposta precisa, dipende dal gusto di ognuno anche se è sicuro che molte minestre, molti spezzatini di carne, lo stesso pane naturale migliorano se riposano per 24 ore. Una verità: al di là della sua vigorosa bontà, la cassoeula è un piatto che genera allegria e amicizia, da mangiare almeno in quattro.” La Camera di commercio di Milano, ha intanto apposto la DeCa, Denominazione di Cucina Ambrosiana alla cassoeula con tanto di ricetta ufficiale. Qui propongo la ricetta ricavata da un'opera di Ottorina Perna Bozzi considerata un'autentica esperta in fatto di cucina milanese e brianzola alle quali ha dedicato due volumi molto dettagliati e documentati.
Cassoeula
gr. 700 di costine di maiale gr. 300 di salamini «di verza.» 1 piedino di maiale qualche cotica fresca di maiale 4 carote, 1 sedano piccolo e 4 cipolline 1 grosso cavolo gr. 20 di burro sale e pepe Far rosolare le cipolline affettate nel burro, farvi rosolare cotiche e piedino spaccato in 4, ben lavati, coprire d'acqua e cuocere lentamente per 1 ora, stando attenti, perché sono collosi e attaccano con facilità. Quando l'acqua è asciugata aggiungere le costine, farle insaporire bene e poi unire le carote e il sedano a fettine e, quando anche questi sono cotti, il cavolo e i salamini, che hanno lo stesso tempo di cottura perché il cavolo d'inverno cuoce in meno di mezz'ora. Nelle altre stagioni, invece, ci vuole un'ora. Una «cassoeula», fatta a regola d'arte, deve essere un po' collosa e bisogna quindi rimestarla spesso perché non attacchi.
Quand seri piscinina e ndavi a la scuola elementare, abitavi in quell de Treviss, denter na villa ca l' era un sogno. Me ricordi anca adess el salun enorme co e sò vetrate liberty colorate; el serviva sulamente per balà: là mi pudevi no entrà, ma spiavi i fest dal büss de la seradura. L' era la cà de uno zio che l gaveva spusà la surela de la mia mama e che, generosamente, el fitava do stanzett de servissi ai mè. El me papà, a quei temp lì, el lavurava a Mestre e tücc i matin el ciapava a sò bicicletta p' andà ciapà el filobus (v' arricordè? Quel coi cavi elettrici...) in sul Terraglio, che l' è el vial ch' el porta da Treviss a Mestre. Anca el zio l' ndava a bicicletta, ma lü l' era un sciur e i sciur a quei temp eren i unicc c' andaven anca in macchina. El zio 'l gaveva na Balilla de lusso che no üsava quasi mai ma che l' era semper lüstra come na bela dona preparada par andà a na festa. La canzùn che ve meti ancuò, la me ricorda propi quei temp...
Ultima modifica di lore14 il 18 Dic, 2009 - 19:44, modificato 1 volta in totale
Una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata
In tempi in cui non esisteva il consumismo odierno, bastava lavare e asciugare una cosa per renderla "nuovamente nuova". C'era molta più cura per il "poco" che si aveva.
Oggetto: risotto alla milanese 18 Dic, 2009 - 06:01
Messaggi: 1618 Attività utente
Il risotto allla milanese, e' un piatto semplicissimo dal sapore raffinato e particolare. Personalmente ho sempre seguito la ricetta di Artusi, che non prevede midollo, rendendo il riso meno grasso al palato. in genere lo servo come piatto unico assieme a ossobuco di vitello con piselli, accompagnato da buon verdicchio freddo, per coloro che non sono astemi.
Oggetto: El risott a la Milanesa 17 Dic, 2009 - 21:34
Messaggi: 4401 Attività utente
Il risotto alla milanese
Il risotto alla milanese è il piatto tipico per eccellenza del cuore economico del nord Italia. Questo piatto molto semplice affascina soprattutto per il colore dorato conferitogli dallo zafferano, ingrediente principale della ricetta. Non tutti sanno, però, che un risotto alla mLa ricetta definitiva nasce all'inizio dell'800 nel libro "Cuoco Moderno", stampato a Milano nel 1809, di un misterioso L.O.G. La sua ricetta: "Riso Giallo in padella". Cuocere il riso, saltato precedentemente in un soffritto di burro, cervellato, midolla, cipolla, aggiungendo progressivamente brodo caldo nel quale sia stato stemperato dello zafferano. Ai primi del '900 compare anche il vino: l'Artusi fornisce due ricette del Risotto alla Milanese, la prima senza vino e senza midollo e grasso di bue, la seconda con vino bianco, che serve con la sua acidità a sgrassare il palato dall'untuosità del midollo e del grasso di bue. Ai giorni nostri Gualtiero Marchesi, maestro della cucina creativa, perfeziona la ricetta, consigliando di tostare il riso in poco burro, iniziare la cottura col brodo, poi aggiungere lo zafferano; frattanto fare sudare a parte la cipolla in pochissimo burro e vino bianco, aggiungere burro fresco ben freddo per ottenere una crema omogenea. Mantecare il Risotto, con questo burro, a fine cottura.
La ricetta del risotto alla milanese Ingredienti per 4 porzioni:
- 400 g di riso semifino vialone nano - 1 litro di brodo di carne - 1/2 bicchiere di vino bianco secco - 40 g di burro - 40 g di midollo di bue - 60 g di grana padano stagionato 24 mesi - 30 g di cipolla - 0,5 g di zafferano in pistilli
Preparazione: soffriggere la cipolla in 20 g di burro insieme al midollo sminuzzato, aggiungere il riso e cuocerlo a fuoco medio-alto per 2-3 minuti, girando delicatamente ma spesso, poi aggiungere il vino bianco e farlo evaporare. Aggiungere quindi 3 mestoli di brodo bollente, mescolare dolcemente e non toccare fino alla successiva aggiunta di brodo. A metà cottura aggiungere i pistilli di zafferano sciolti in un mestolo di brodo bollente. Spegnere la fiamma quando il riso è ancora al dente e la consistenza ancora piuttosto liquida ("all'onda"), aggiungere 20 g di burro e il parmigiano e mescolare energicamente (mantecare) per 20-30 secondi, quindi far riposare il risotto per 1 minuto e solo allora servire.
El barbapedana gh'aveva un gilèt curt davanti cont sensa el de drè sensa butun, lung una spana l'era 'l gilet del Barbapedana.
Il vocabolo Barbapedana, in dialetto meneghino, è sinonimo di cantastorie. La figura del Barbapedana, è quella di un povero cantastorie della fine dell'ottocento, bizzarro, non indifferente ai piaceri di una buona bottiglia di vino, senza arte ne parte, girava da un'osteria all'altra. Vestito poveramente prendeva la vita con filosofia, in modo allegro e spensierato.
Peccato che il presepio me lo sono perso!!!!!Sara' bellissimo di sicuro(Mettete foto per piacere) sono un'appassionata di presepi,e li trovo tutti splendidi sia i piccoli che i grandi. La mia collezione ne raccoglie una trentina da tutto il mondo ed eseguiti con le tecniche più disparate, grandi, piccoli, di legno, di pietra, di sassi .di porcellana, ma tutti sempre ricchi di fascino particolare, in quanto rappresentativi di sentimenti che si leggono attraverso le espressioni delle statuine ,sentimenti,impressi con tocchi unici dall'artista che li ha realizzati
I paroll d'on lenguagg, car sur Gorell, hin ona tavolozza de color, che ponn fà el quader brutt, e el ponn fà bell segond la maestria del pittor.
Senza idej, senza gust, senza on cervell che regola i paroll in del descor, tutt i lenguagg del mond hin come quell che parla on sò umilissim servitor:
e sti idej, sto bon gust già el savarà che no hin privativa di paes, ma di coo che gh'han flemma de studià:
tant l'è vera che in bocca de Usciuria el bellissem lenguagg di Sienes l'è el lenguagg pù cojon che mai ghe sia.
wue airo ti sei svegliato storto oggi? Non mi sembra di aver parlato(almeno io) di albero più alto del mondo, secondo ,mi sembra che sia stata Vittoria a tirare in ballo il rispetto per la natura. Condividendo appieno quello che dici tu, che molti alberi piccoli sono immolati irreversibilmente, alla festa del Natale e seppure coscente che l'albero di Milano era un predestinato per raggiunti limiti di eta' ad essere segato e ceduto come legna da ardere, ti assicuro che vedere lo scempio che e' stato fatto in piazza con motoseghe e quanto altro non mi sembra ne' educativo ne' ecologico.
Ecco una delle prime canzoni della “mala” milanese che racconta la triste storia della bella Rosetta. Uccisa da un agente di questura follemente innamorato di lei e gelosissimo del suo rocchettee (magnaccio) che la amava ad ore fisse, la bella Rosetta è rimasta per quasi un secolo come l'esempio drammatico della tragica fine che incombe su ogni donna della malavita. La pietà ed ancor più la tenerezza che riesce a suscitare ancor oggi questa storia del 1914, è data dal fatto che la Rosetta è morta prima di compiere i vent'anni, come la leggiadra Teresa Fattorini, celebrata “in un maggio odoroso” da Giacomo Leopardi nel suo più toccante idillio dedicato a Silvia. Se con la morte di Silvia sono svanite le speranze del poeta, con la fine della tenera Rosetta ha pianto tutta Milano, dal Carrobbio a Porta Vittoria, da Precotto alla Baggina. Al suo funerale infatti partecipò tutta la malavita milanese e i fiori che le vennero offerti profumarono come un giardino fiorito tutta la piazza Vetra dove Rosetta abitava e quotidianamente “batteva la Colonnetta”. La melodia riproposta ancor oggi da noti cantastorie meneghini, è come una lenta marcia funebre che mentre accompagna la accorata e dolente memoria nel ricordo di quella donna inutilmente perita, ne racconta la storia con accenti di singolare ed agghiacciante realismo.
Ultima modifica di airOne il 17 Dic, 2009 - 17:49, modificato 1 volta in totale
Nel Cortile d’onore di Palazzo Marino la sacra rappresentazione fino al 6 gennaio. Realizzata da artisti-artigiani di Varese conta più di 40 statue collocate in una suggestiva ambientazione di 100 metri quadrati riproponendo le tradizioni milanesi e lombarde La capanna di Betlemme con il bue e l’asinello, l’arcangelo Gabriele e tutto il corredo iconografico di Re Magi, pastori e astanti sono proposti nella più classica e tradizionale delle rappresentazioni della Natività. Il presepe, realizzato da un gruppo di artisti-artigiani di Varese, ha più di 40 statue, d’altezza variabile dai 125 ai 52 cm collocate in una suggestiva ambientazione di 100 metri quadrati, capace di riprodurre il fascino della Natività tra palme, ulivi, un laghetto e anche un ruscello, riprendendo le forme e le tradizioni milanese e lombarde.
Il presepe consentirà a tutti i visitatori che entreranno a Palazzo Marino di rivivere le emozioni e i significati più autentici e profondi della Natività, ritrovando in essi le propria identità cristiana. In loco, infatti, è stato allestito un punto di raccolta fondi il cui ricavato verrà devoluto in beneficenza. Inoltre, per i numerosi turisti presenti in città durante il periodo delle festività natalizie, il presepe diventa un ulteriore spunto per visitare Palazzo Marino, magari prima di entrare ad ammirare il “San Giovanni Battista”di Leonardo da Vinci, proveniente dal Louvre di Parigi, ed esposto per l’occasione in Sala Alessi.
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Violetta la Vitt ( e non solo lei) parla di "Albero di Natale" e non di albero più alto del mondo, primato che quello di piazza Duomo non rivendica. La sua altezza è dovuta a due alberi? E allora? Però come anche tu hai scritto sono stati scelti dalla Forestale ed appena terminato il loro compito natalizio finiranno nelle segherie per essere trasformati in legno da ardere. A questo punto è proprio il caso di tirare in ballo il rispetto per la natura? Magari l'avessero quelli che strappano alberi infinitamente più bassi, ma destinati a crescere. Buon Natale e due basitt da appendere al tuo albero.
Oggetto: Scusami Loretta se mi inserisco ora...dopo ...nin so... 17 Dic, 2009 - 12:18
Messaggi: 810 Attività utente
ueeeeeee........sganghèèèè....eccovi qui. Bello ritrovarrvi tutti. Mi fa tornar indietro alle sane risate di chat...a quando andavo a cambiarmi il pannolone perché eran tante le risate che non si resisteva..ahahahah....airoooo...se va avanti così e rimani l'unico dolce pennuto presente in questo topic, attento al.....ehm...alle penne, appunto! Non posso dire di amare Milano..troppo abituata al verde. Ho resistito solo due anni eppoi son scappata.Ero troppo giovane e ...ehm indifesa. Adess sunt vegia e semper piccola e fragile. Però sunt afesiunada a vuialter...simpatic..Airo per il momento eh, non sono previste barricate....solo per il momento...ahah...non vorrai sottintendere che in seguito, potrebbe verificarsi la necessità...sperem de no, sperem.....se si verifica ai mandum a ciapà i ratt neh...bene ragasso e ragasse, lascio gli auguri di Natale a voi e a tutte le persone che leggono. Sabato vado a fare la crocerossina in quel di Bellagio......fino a quando sarò necessaria. Airo sta' atent a la Ely e a la Lore...che son le più pericolose!!!!!!! Loro due ti posson spennar in quattro e quattr'otto...ma u' ghè anca la Soli-dea e la Casss che i schersa minga!! La Vitti a lè 'mpegnada a cumbatt ..par rivà a Itaca...azz...tutte quelle sirene del menga. Un bel basin cum sensa dentera... et un ambraccio ambraccioso.
p.s.- azz.. violè...ma ti prego..perchè vuoi farmi diventà triste? Non vorrai innescare una diatriba su chi rispetta l'ambiente e chi no...perchè da dire di cose ce ne sarebbero a iosa e su tutti...altro che alberi di natale. Ciao Viol e sereno Natale!!
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