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liliana |
Oggetto: Le feste in casa 16 Ott, 2020 - 11:39
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CHI RICORDA LE FESTE IN CASA?
L'articolo tratto dal web pubblicato da Patrizia, riproposto da Moniaxa, riconduce ai bellissimi anni della gioventù che molti lettori hanno certamente vissuto.
Mio malgrado,avendo un padre molto rigido, i balli sia in famiglia che fuori casa,non venivano concessi.
Tempi che hanno suscitato infiniti rimpianti, compensati però da altre belle esperienze .
Forse il pregio di oggi, è lasciare che il festeggiato si senta speciale,non perchè viene festeggiato ma per l'armonia che riesce a suscitare intorno .
L.M. |
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moniaxa |
Oggetto: 08 Ott, 2020 - 11:13
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Patrizia51 ha scritto:
Noi che .... abbiamo vissuto le feste in casa ... e chi se le scorda più?
C'erano una volta, le feste a casa...
Erano gli anni settanta.... Le pareti della stanza erano coperte con carta da parati perlopiù a disegni geometrici o a fiori come dettava la tendenza di allora. Qualche sedia e un paio di mobili schiacciati contro il muro per creare più spazio al centro, completavano la coreografia.
Si ballava al suono di giradischi dal braccio quasi sempre traballante, e ognuno portava i dischi che aveva, solo 45 giri.... e c'era sempre qualcuno addetto al cambio dei dischi.
I balli erano lenti, anzi, lentissimi e si ballava stando praticamente fermi sul posto ... si chiamava infatti "il ballo del mattone".
Le mani di lei cingevano il collo di lui e quelle di lui si appoggiavano morbidamente sui fianchi di lei, a volte scivolavano un poco più in basso ma nessuna se ne lagnava poi più di tanto....
Ci si teneva stretti stretti, la guancia premuta sulla guancia dell'altro, con lo strofinio del corpo appena percettibile.
Luci soffuse (ogni tanto qualche "sfacciato" le spegneva), illuminavano e scaldavano gli ingenui amori appena nati.
In cucina c'erano sempre i genitori e spesso la mamma, con qualche scusa, andava "a dare un'occhiata ai ragazzi". E sul più bello, proprio nel momento in cui le bocche pericolosamente vicine stavano finalmente per baciarsi, arrivava la mamma con le aranciate, i panini e i pasticcini, tutti preparati in casa.
Qualche viso arrossato, qualche fronte imperlata di sudore, qualche camicia stropicciata dai focosi abbracci, ero lo scenario che si apriva, un po' di imbarazzo, ma nessuno se ne meravigliava più di tanto....
Ed entro le otto (dicasi ore 20) ognuno a casa propria!!!
Che botte di adrenalina .... quello sì che era sballo!
Io non so cosa risponderei se qualcuno mi chiedesse "quali sono i migliori anni della tua vita?" Quelli che stai vivendo? Gli anni dell’infanzia o quelli dell’adolescenza? Alla fine, come cantava Renato Zero, anche io "penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa e che è bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa", ma certo è che quello che abbiamo vissuto noi in quel periodo penso sia stato un momento unico, ci divertivamo senza bisogno di strafare e vivevamo tutta la settimana aspettando e sognando quel sabato o quella domenica pomeriggio.
A ognuno i suoi anni migliori, però se hai vissuto certe emozioni, te le porti dentro tutta la vita.
E quando ti capita di pensarci, mbè....il cuore ha un battito in più.
verissimo!!!!!!quant'e'bella giovinezza.....   |
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Noi che .... abbiamo vissuto le feste in casa ... e chi se le scorda più?
C'erano una volta, le feste a casa...
Erano gli anni settanta.... Le pareti della stanza erano coperte con carta da parati perlopiù a disegni geometrici o a fiori come dettava la tendenza di allora. Qualche sedia e un paio di mobili schiacciati contro il muro per creare più spazio al centro, completavano la coreografia.
Si ballava al suono di giradischi dal braccio quasi sempre traballante, e ognuno portava i dischi che aveva, solo 45 giri.... e c'era sempre qualcuno addetto al cambio dei dischi.
I balli erano lenti, anzi, lentissimi e si ballava stando praticamente fermi sul posto ... si chiamava infatti "il ballo del mattone".
Le mani di lei cingevano il collo di lui e quelle di lui si appoggiavano morbidamente sui fianchi di lei, a volte scivolavano un poco più in basso ma nessuna se ne lagnava poi più di tanto.... Ci si teneva stretti stretti, la guancia premuta sulla guancia dell'altro, con lo strofinio del corpo appena percettibile. Luci soffuse (ogni tanto qualche "sfacciato" le spegneva), illuminavano e scaldavano gli ingenui amori appena nati. In cucina c'erano sempre i genitori e spesso la mamma, con qualche scusa, andava "a dare un'occhiata ai ragazzi". E sul più bello, proprio nel momento in cui le bocche pericolosamente vicine stavano finalmente per baciarsi, arrivava la mamma con le aranciate, i panini e i pasticcini, tutti preparati in casa. Qualche viso arrossato, qualche fronte imperlata di sudore, qualche camicia stropicciata dai focosi abbracci, ero lo scenario che si apriva, un po' di imbarazzo, ma nessuno se ne meravigliava più di tanto....
Ed entro le otto (dicasi ore 20) ognuno a casa propria!!!
Che botte di adrenalina .... quello sì che era sballo!
Io non so cosa risponderei se qualcuno mi chiedesse "quali sono i migliori anni della tua vita?" Quelli che stai vivendo? Gli anni dell’infanzia o quelli dell’adolescenza? Alla fine, come cantava Renato Zero, anche io "penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa e che è bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa", ma certo è che quello che abbiamo vissuto noi in quel periodo penso sia stato un momento unico, ci divertivamo senza bisogno di strafare e vivevamo tutta la settimana aspettando e sognando quel sabato o quella domenica pomeriggio. A ognuno i suoi anni migliori, però se hai vissuto certe emozioni, te le porti dentro tutta la vita.
E quando ti capita di pensarci, mbè....il cuore ha un battito in più.
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_________________ Preferisco le eccezioni - Wislawa Szymborska |
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liliana |
Oggetto: L'industria dei pensieri 04 Ott, 2020 - 18:39
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L'Industria dei pensieri
Non è un'abitudine, ma più di qualche volta è avvenuto di essere già a letto ed avere un’ispirazione per scrivere, ma non volendo alzarmi per fornirmi dell'occorrente, rischio quasi sempre di scordare quel flusso di buone idee, che possono dare vita ad una nuova poesia,racconto o novella.Le buone idee, vengano fuori all’improvviso come “fulmini a ciel sereno”, perchè ancora non è stato conosciuto esattamente, cosa sia la creatività e il processo di ideazione.
E'risaputo che la moda ed i suoi produttori,sono creativi all'interno di ogni impresa, possedendo una spiccata sensibilità, per la conoscenza dei passati successi ed insuccessi.Essi, prevedono al meglio, gli esiti di nuovi progetti creativi,sia per la moda, che per l'industria della moda stessa.Di certo i geni creativi esistono per natura, ma chiunque può essere creativo o diventarlo, integrando creatività e processo di ideazione nella vita di ogni giorno.
Personalmente, sono sempre stata appagata nel settore "creativo", ed ho toccato molti dei suoi spazi con piacere, ad esempio: la confezione di abiti per me stessa,applicando a volte anche originali variazioni nei modelli,tessuti colore.
Nella confezione di uno di questi abiti,c'è il ricordo di uno in particolare, perchè non riuscendo ad applicare una manica, lasciai quella parte della spalla scoperta, applicando al posto della stessa manica,due bretelline, confezionate con la stessa stoffa,che lo trasformarono in un modello originale.ammirato da moltissime amiche.
Molti ricordi della scuola elementare mi lasciano a volte vera nostalgia, come l'armoniosa voce della dolcissima maestra che annuncciava: "Per domani c'è compito in classe, ma vi sentite pronti ad affrontarlo? Il tempo a disposizione per ripassare le lezioni, non lasciatelo insufficiente, forse non riuscirete a memorizzare tutte le regole, formule e definizioni se non fate attenzione.
Allora tutti scherzando intonavamo la canzoncina:
"Lo disse Dante, lo confermò Pilato, il compito in classe va sempre copiato".
D'altronde chi può dire di non aver mai copiato un compito in vita sua?
Liliana
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liliana |
Oggetto: Spensieratamente spensierati 10 Set, 2020 - 23:35
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Ho tra le mani un libro scritto da:"Luciano De Crescenzo" intiolato :Nessuno. L'odissea raccontata ai lettori di oggi".
L'autore molto noto, non ha bisogno di alcuna presentazione, ragione che lascia alla mia fantasia,lo spazio per il nuovo racconto.
Spensieratamente spensierati
Molte persone chiamano:"Odissea" il proprio vissuto, ma forse anche ad una formica,non manca di vivere una propria "Odissea".
Per Adriana, era diventata difficile, non usare quella parola,che si abituava a sostituire con:"Grattacapo".
I grattacapi, erano davvero tanti da quando si era trasferita nella "Capitale", ed il minimo di pensione percepita, non era adeguata ai costi della nuova sistemazione, in ispecialmodo, per l'affito di casa, abbastanza oneroso. La nuova vita nella grande Città, li procurava molti pensieri, ed era diventato difficcile:"sbarcare il lunario".
Anche queste parole le ricordavano un libro, scritto da:
"Paul Auster" edito da:"Montadori"ma lo sbarco per lei, era nella consapevolezza della nuova vita da vivere.
Adriana aveva appreso, che a causa della"Pandemia", anche nelle scuole si stabilivano nuove regole per la frequenza degli alunni, come la distanza da prendere tra un banco ed un altro,per ospitare solo un alunno a sedere.
Il compagno che una volta divideva lo stesso banco,non era più previsto.
Nei ricordi di Adriana,apparvero stranamente quasi di comune accordo per salutarla, i volti dei vari compagni di banco, avuti nella sua frequenza scolastica, che senza osservare alcuna distanza, potevano sedere vicini,uno accanto all'altro nello stesso banco.
I tempi davvero cambiati, lasciavano il caro compagno di banco soltanto nel cuore,dove cose e persone,vivono per sempre.
Molti ricordi, non possono essere cancellati, restano indelebili nella propria vita, perchè il posto migliore per dargi sempre dimora è certamente il cuore.
Liliana
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cicuta |
Oggetto: poesie dei ragazzi sul covid 19-dal web 05 Set, 2020 - 22:27
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Le poesie dei ragazzi sul covid-19 (vabbè..la metrica..lo so)
“Francesca, classe 3D
Dalla Cina è arrivato,
in un caldo gennaio
imprevedibile, dal veloce contagio
il virus che il mondo ha conosciuto
paura e morte ha portato,
tutti noi siamo straniti
da flagello che ci ha colpiti.
Il governo è venuto in nostro aiuto
Misure e regole da adottare,
l’emergenza si è diffusa
in Italia, Francia ed USA
e tutto il mondo deve stare cauto
Il difficile viene ora,
dobbiamo darci una mano
ma purtroppo stando lontano
#IORESTOACASA”
“Matteo, classe 3D
Queste settimane di infinito riposo
con interminabili lezioni da matematico
mi hanno fatto salire il nervoso
e creato un’atmosfera da panico
molti lavori da fare per tutti
e tanti voti possono essere brutti
e senza storie e mezze parole,
il tragitto tra divano e letto
sta diventando l’autostrada del Sole”
“Alessandro, classe 3C
O Coronavirus, avvistato nella corona di un occhio
sei ingesto e maleducato
ma per fortuna non ti troviamo nel bucato
ma quando esco di casa
vedo la mia città invasa.
sei la frustrazione di tutti
infatti nessuno può darsi un abbraccione.
Per mascherine e guanti
ci sono prezzi abbondanti
e per avere quella giusta
devo pagare una somma ingiusta.
I miei coetanei fai stare male
ma per te è tutto normale
l’umore fai calare
e per la salvezza della gente fai abbuffare.
La paura fai venire
ma ricorda di svanire”. |
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Oggi, 13 agosto, si celebra la Giornata mondiale dei mancini.
Da persona che ne conosce direttamente le caratteristiche, avevo scritto a tale proposito sul mio blog lo scorso anno.....
CONOSCI I MANCINI?
Fiera di essere orgogliosamente mancina, ho combattuto da sempre (come credo tutti i mancini della nostra età) contro pregiudizi e costrizioni che non mi hanno permesso di usare la mia mano "preferita" come avrei voluto, costringendomi ad imparare a scrivere con la mano destra e non con la sinistra, come era la mia tendenza naturale, usando spesso, a questo scopo, anche metodi violenti, soprattutto a scuola, dove ero costretta a scrivere tenendo la mano sinistra dietro la schiena e obbligata così ad usare la mano destra (cosa che la maestra consigliava di fare anche ai miei genitori), provocandomi seri problemi di lateralità, di cui ancora oggi porto le conseguenze. Ma solo quello sono riusciti a farmi fare; per il resto, per tutto il resto, uso spontaneamente e liberamente la mano sinistra... e ho fatto in modo che questo "handicap" (per me) si riscattasse lasciando che uno dei miei figli (come me e come il nonno) crescesse liberamente e serenamente mancino come era la sua natura.
Il mondo è tutto orientato per i destrorsi, tutti gli strumenti di lavoro e di servizio sono costruiti in modo da essere utilizzati da chi usa il lato destro del corpo (dalla vanga alla messa in moto del motorino, dalle forbici al ferro da stiro, dalla guida dell'auto all'uso del computer, giusto per fare degli esempi); forse è per questo che abbiamo una mentalità più "elastica", perché da sempre siamo stati costretti ad adattarci all'uso di strumenti (ma non solo, anche punti di vista) creati per chi ha una "visione" opposta alla nostra.
Considerati un tempo come individui difettosi, recentemente i mancini sono stati rivalutati, e c’è chi addirittura li considera più creativi dei destrorsi. Alcuni ritengono il mancinismo come segno di genialità.
Molte religioni e culture umane ne hanno però storicamente condiviso un giudizio negativo: basti pensare alla tradizione ebraico-cristiana in cui la mano sinistra è connessa al demonio, essendo considerata la “mano del diavolo”.
La “rivincita” dei mancini la si deve soprattutto agli studi neurofisiologici che hanno elaborato ipotesi scientifiche sulle origini della prevalenza dell’uso della mano sinistra sulla destra: una tra le più accreditate spiega che semplicemente è dominante l’emisfero destro su quello sinistro. Per questo motivo, oltre a essere più portati all’uso manuale della sinistra, avrebbero anche una prevalenza all’intuizione e della creatività sul pensiero analitico.
I mancini hanno costituito il 10-15% della popolazione generale per migliaia di anni. Il fatto che questa caratteristica sia rimasta stabile col passare delle generazioni fa pensare che il mancinismo non sia una debolezza evolutiva, come credevano molti psicologi in passato. Inoltre, questa tendenza presenta anche alcune differenze fisiologiche e neurologiche. Le ricerche sono ancora incomplete, ma ecco quello che sappiamo sul profilo cognitivo e psicologico dei mancini:
Possono pensare più rapidamente. I mancini possono essere in grado di utilizzare entrambi gli emisferi del cervello, in modo più facile ed efficace, tendono a stabilire connessioni più veloci tra l'emisfero sinistro e l'emisfero destro del cervello: questo porta ad un'elaborazione delle informazioni più rapida.
Il mancinismo può influenzare il processo decisionale.
La mano che utilizzi può avere effetti sorprendenti sul modo di giudicare le idee astratte come il valore, l'intelligenza e l'onestà. Uno studio del 2009 condotto dalla Stanford University, ha scoperto che sia le persone mancine, che quelle destrorse, possono essere implicitamente propense a scegliere il loro lato dominante.
I mancini sono avvantaggiati in alcuni sport. Anche se meno del 15% della popolazione globale è mancino, il 25% dei giocatori della Major League di baseball usa la mano sinistra. Perché? Potrebbe spiegarsi con la loro tendenza ad avere tempi di reazione più rapidi, come rivelato da uno studio australiano del 2006. Ma c'è un'altra ragione. Studi hanno scoperto che i mancini sembrano avere un vantaggio reale negli sport interattivi come box, scherma, tennis e baseball: questo vantaggio non vale anche per gli sport non interattivi come ginnastica o immersioni.
Il cervello può organizzare le emozioni in modo diverso. La mano dominante può determinare il modo di ordinare le emozioni nel cervello. Uno studio del 2012 ha scoperto che nei mancini la motivazione è associata ad un'attività più intensa nell'emisfero destro del cervello, mentre per i destrorsi è vero il contrario.
I mancini possono essere più creativi. Molti esperti e diversi studi hanno indicato un collegamento tra il mancinismo e la creatività. Si tratta di un dato reale? Abbastanza. La ricerca ha scoperto che i mancini si comportano meglio nel pensiero divergente (la capacità di pensare a diverse soluzioni per un unico problema), una caratteristica cognitiva della creatività. Secondo un'altra ipotesi il cervello dei mancini avrebbe un emisfero destro più sviluppato: si tratta della zona cerebrale maggiormente coinvolta nel pensiero creativo. Ma c'è un altro possibile collegamento tra il mancinismo e la creatività, si tratta solo di una congettura ma è comunque intrigante. Alcuni bambini, crescendo da mancini e vedendosi diversi dai loro compagni, possono aver sviluppato quella è conosciuta come "mentalità dell'outsider", una tendenza ad avere un' immagine di sé più individualizzata rispetto a quella orientata al gruppo. Un simile atteggiamento mentale può predisporre una persona a sviluppare qualità come indipendenza e anticonformismo.
I mancini sono dei leader nati.
A quanto pare 4 degli ultimi 7 presidenti degli Stati Uniti sono mancini (per esempio Obama, Clinton, Bush e Ford) e Napoleone. Così anche 4 su 5 ideatori del Mac (Apple) e sex symbols come Marilyn Monroe. Sbagliato mano?
I mancini sono più bravi a letto Chi l’avrebbe mai detto che essere destri o mancini avrebbe fatto qualche differenza? Eppure le statistiche parlano chiaro: l’86% dei mancini è soddisfatto della propria vita sessuale, e solo il 15% dei destri può dire lo stesso. Le ragioni di tale risultato non sono ancora chiare, ma pare che i mancini abbiano un senso del ritmo migliore … lascio il resto all’immaginazione.
I mancini sono dei geni A quanto pare non sono il meglio solo in camera da letto, infatti risulta che il 20% dei membri del Mensa Internazionale (il club provato in cui si può accedere solo se il proprio QI è molto alto) sia mancino e secondo uno studio della St. Lawrence University molti di coloro con un’intelligenza superiore a 140 appartiene a questa categoria. Pare, infatti, che siano abituati fin dall’infanzia a utilizzare entrambe le parti del cervello e che ciò li renda più flessibili di altri. Illustri geni mancini furono Charles Darwin, Albert Einstein e Benjamin Franklin, Leonardo da Vinci, Van Gogh.... Personcine a caso insomma…
(mamma mia quanto è difficile riportare un articolo lungo in questo forum)
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_________________ Preferisco le eccezioni - Wislawa Szymborska |
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liliana |
Oggetto: IL PIACERE DELL'ARTE 14 Giu, 2020 - 12:21
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Il piacere dell'arte
Sono stata a teatro, ho notato che molti vorrebbero provare il piacere della recitazione, che non significa possibilità di emozionarsi o fare emozionare, ma scoprire come gli altri si emozionano. L'emozioni, sono trasmesse anche dal timbro della voce,che molte volte assomiglia allo scoprirsi nudi sotto gli occhi di tutti, ma l’esperienza riesce a fare pace anche con questi timori.
Non bisogna pensare di diventare dei talent show, neanche di avere il compito di spettacolarizzare l’arte,ma qualunque sia il proprio livello di giudizio artistico è bene farlo per se stessi, senza temere il giudizio di altri.
Il teatro è sogno, il teatro è magia,il teatro fa volare la fantasia di chi assiste a uno spettacolo che diventa unico.
Recitare, significa mettersi nei panni di un altro,nel personaggio che si deve interpretare. Significa immaginare come l'altro si sente, cosa vive, quali sono le sue emozioni.
Recitare è una sfida: una sfida affascinante ma comunque difficile. La paura del pubblico, la paura di mostrarsi ad altri, sono semozioni normalissime, che appartengono alla maggior parte degli artisti.
Nella vita succede di parlare davanti ad altre persone o di trovarsi al centro dell'attenzione, il teatro è sicuramente un'ottima scuola per superare questi timori.
"Compagnia teatrale": lo dice la parola stessa,il teatro si fa con una compagnia, che condivide con altri la stessa passione, le stesse emozioni, le stesse ansie, dove la prestazione del singolo non basta, per arricchire il linguaggio e il bagaglio culturale di tutti.
L'espressione artistica è di tutti non solo degli artisti, rinunciare significa privarsi della possibilità di emozionarsi o scoprire come gli altri si emozionano.Non bisogna pensare di diventare dei talent show, neanche di avere il compito di spettacolarizzare l’arte,ma concedere alla propria esistenza, tutti i piaceri che l’espressione artistica può dare.ma tutto questo è importante farlo per se stessi , senza temere il giudizio di altri.
“Ogni fantasma, ogni creatura d'arte, "per essere", deve avere il suo dramma, cioè un dramma di cui esso sia personaggio e per cui è
personaggio.
Il dramma è la ragion d'essere del personaggio
è la sua funzione vitale: "necessaria per esistere.”
LUIGI PIRANDELLO
L.M.
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liliana |
Oggetto: Il medico della peste dal web 08 Giu, 2020 - 10:50
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Il Medico della Peste
Il Medico della Peste è una figura non certo carnevalesca come potrebbe far pensare il suo abbigliamento con la vistosa maschera a becco di uccello introdotta nel 1619 e obbligatoriamente usata dai medici durante la terribile peste che colpì Venezia nel 1630. L’idea era quella di avere una copertura nell’ingenua speranza che ciò servisse a difendersi dal contagio in un’epoca dove nessuna cura era possibile nonostante l’intuizione che la “morte nera” proveniva dall’Oriente assieme ai commerci e la precauzione di mettere in quarantena merci e navi nel Lazzaretto Nuovo mentre i contagiati venivano confinati nel Lazzaretto Vecchio.
Il vestito è composto da una lunga tunica nera cerata che ricopre tutto il corpo sino ai piedi, i guanti, il cappello cilindrico basso a larga tesa, una bacchetta impugnata dal medico usata per spostare le vesti dei pazienti ed esaminarli senza toccarli tenendoli a debita distanza. Il viso era coperto da una maschera bianca con una lunga e ricurva protuberanza a forma di becco di uccello che copriva bocca e naso nella quale si introducevano svariate erbe aromatiche e medicinali oltre a una spugna imbevuta di aceto ritenendo potessero in qualche modo neutralizzare miasmi e contagio, gli occhi della maschera fissata da stretti lacci dietro la testa, erano coperti da lenti. L’utilizzo di tale abbigliamento andò in disuso nel corso del XVIII secolo per ritrovarlo ora nelle commedie dell’arte o tra le maschere di carnevale.
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liliana |
Oggetto: Computer amore mio 27 Mag, 2020 - 16:45
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Computer amore mio!
Un racconto,deve essere ricco di dettagli per essere avvincente, Se si racconta una storia, può annoiare o può anche piacere, ma per non farla dimenticare in fretta, deve diventare ovviamente"indimenticabile".
Il racconto che Mirella voleva scrivere,lo aveva pensato come un piccolo ma significativo episodio,ed anche senza possedere una concreta esperienza di scrittrice,quello che immaginava,doveva essere rappresentato come la visione di un film.
Mirella amava molto la moda, ed aveva lavorato in una prestigiosa "azienda di lingerie".
La vita è piena di sorprese imprevedibili,
da qui inizia la sua avventura,con una carriera rapida ed un percorso, che la predispone totalmente ad una rivoluzione della sua vita, perchè molto richiesta nel settore della moda.
Per avere maggiori possibilità di una carriera continuativa in quel settore,Mirella doveva svolgere la professione, come lavoro esclusivo,con continui viaggi all’estero,tra Parigi e Londra,pilastri della moda.
L'esperienze per scrivere racconti,si raddoppiavano per il tempo a sua disposizione durante i viaggi,facendole rimpiangere il vecchio computer e la sua efficace stampante.
Ma come già considerato prima:
"la vita è piena di sorprese imprevedibili",
forse diventava cosa buona e giusta,
portare sempre con lei, il fedele computer!
Liliana
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liliana |
Oggetto: Scrivere è abbracciare il mondo 20 Mag, 2020 - 21:04
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Scrivere è abbracciare il mondo
Scrivere un racconto non è sempre un'arte,ma può diventare un'esperienza entusiasmante,per esprimere la propria creatività. Da tempo, il desiderio di Silvia era quello di scrivere un racconto,ma non tutti i propositi sono facilmente realizzabili, perchè non è dall'incontro tra penna e carta o per chi usa il computer" la tastiera",che subito tutto è chiaro per riempire le pagine, ma una storia molto spesso, si trasforma piano piano, evolvendosi da sola.
Da un piccolo dettaglio, emerge un'idea per una futura azione da far compiere ai personaggi, fino a quando non si dispiega tutta la successione di eventi, che porta alla conclusione degli episodi.
La fervida fantasia di Silvia, si era soffermata sulle parole lette dal web, scritte da un Autore di non ignorata fama:
Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.”KHALIL GIBRAN"
Le parole alimentavano l'immaginazione,di Silvia,ed anche se cosciente di non offrire una narrazione fantastica e convincente, avevano l'abilità di suscitare emozioni.
L’immaginazione, può essere efficiente,mano a mano che le storie si evolvono ed acquistano vita.
Descrivere il proprio mondo non è facile, ma inventarsene di sana pianta altri, può essere altrettanto difficoltoso. Certo,chi non ha la stoffa dello scrittore,non trova nell'attività,un gioco da ragazzi, ma è facile che si chieda : "da dove iniziare?
Ma nella testa ci sono infinite immagini, molte arrivano ad occhi chiusi.
Mano a mano che c'è confidenza con esse, si svolge la storia,con la descrizione di luoghi magici che fanno parte dello scenario di quelle avventure,da diventare anche "Romanzo".
Il romanzo è un’opera narrativa di ampio respiro (di più ampio respiro del racconto e della novella). Il termine viene dalla parola “romanza”. La lingua romanza è quella che s’impose nell’Europa dopo il latino.Storicamente è il genere letterario più diffuso.
I primi romanzi in occidente, nascono nel "Medio Evo" in lingua romanza che miscela il volgare, linguaggio più diffuso e il latino (lingua ufficiale), che continuava ad essere usato per le opere di studio, scientifiche, filosofiche, mediche ecc.
Tutte le cose belle,che si tratti di una festa a lungo attesa, o di una piacevolissima vacanza, prima o dopo devono finire.
Ma la vera fortuna è possedere un bel "libro"
Liliana
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liliana |
Oggetto: La prima infermiera 16 Mag, 2020 - 11:49
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Ringraziando tutti i medici e gli infermieri per la loro opera,un racconto che il tempo non ha cancellato:
"Storia di Florence Nightingale, prima infermiera moderna
La signora della lampada
Il 12 maggio 1820 nasceva a Firenze "Florence Nightingale", venuta al mondo mentre i suoi genitori si trovavano nel capoluogo toscano in viaggio di nozze. Chiamata così proprio in onore della città, Florence è passata alla storia come "la signora con la lanterna": un'icona della medicina, di cui nel 2020 ricorrono i 200 anni dalla nascita.
Pioniera della professione e fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna, proveniva da una ricca famiglia dell’alta borghesia britannica: suo padre William Edward Shore, infatti, è stato uno studioso antesignano nel campo dell’epidemiologia
Il giorno il 12 maggio, ricorre anche la Giornata Internazionale degli Infermieri, che quest'anno verrà celebrato con il brano inedito “In Prima Linea”, in vendita su tutte le piattaforme digitali, realizzato dall’Associazione Culturale Claudio Moretti per dare voce alla raccolta fondi: Noi con gli Infermieri della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI).
Florence Nightingale, fu la prima ad applicare il metodo scientifico grazie all'utilizzo della statistica, lo afferma Giovanna M. Carli, critica d’arte toscana, che ha rivolto un appello al Sindaco "Dario Nardella":
"Mai come in questo periodo di emergenza sanitaria, diventa fondamentale ricordare per sempre, ogni 12 maggio, l'impegno profuso da tutto il personale della sanità proprio attraverso questa donna, celebrando attraverso "Florence Nightingale" i nostri nuovi eroi."
Come succedeva alle donne dell'epoca, Florence venne educata in casa: studiò molte lingue, recitazione e canto, ma la sua passione fu' da sempre rivolta alle materie scientifiche. Spinta da una profonda fede in Dio, da giovanissima decide di votare la sua vita all'assistenza di malati e poveri.Nonostante l'opposizione della madre, Florence è determinata a diventare infermiera: sarà poi il padre a sostenerla in questo percorso.
Viaggerà molto, dall'Italia all'Egitto, per poi fermarsi a Londra, dove creerà un Istituto di assistenza destinato a donne malate e indigenti.
A seguito dello scoppio della Guerra di Crimea nel 1853, Florence decide di partire con un gruppo di infermiere per l'ospedale militare di Scutari: sarà proprio qui che, assistendo con dedizione i soldati feriti, si guadagnerà il celebre appellativo: "Signora della lampada". Ogni notte, infatti, la donna girava tra letti e barelle con una lampada in mano per dare conforto ai malati
Uno smilzo libretto di 136 pagine, fu la pietra miliare del curriculum delle scuole per infermieri e vendette bene anche presso il pubblico generale: è ancor oggi considerato una introduzione classica alla professione di infermiere.
Per il resto della sua vita, la Nightingale promosse l'istituzione e lo sviluppo della professione di infermiere nella sua forma moderna.
La professione infermieristica, fino ad allora piuttosto mal considerata, guadagnò di status: già nel 1882 le sue infermiere avevano una presenza crescente e influente nella professione, occupando posizioni nei principali ospedali di Londra, della Gran Bretagna e dell'Australia.
Inoltre, l'opera della Nightingale, ispirò il corpo volontario della United States Sanitary Commission nella guerra civile americana.
"Linda Richards",fù la prima infermiera qualificata degli Stati Uniti, pioniera della professione nel suo paese e in Giappone.
LM
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liliana |
Oggetto: LIBRI che passione 13 Mag, 2020 - 11:38
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LIBRI CHE PASSIONE
Capita a tutti di sentirsi insoddisfatti, perchè pare che la fortuna non sempre sorride,certamente non è una questione di fortuna, ma quanto è ancora peggio, è la scoperta di avere un vasto elenco di cose che si desiderano o si vuole ottenere.
Ovviamente i motivi per cui si chiedono queste cose e si vogliono ottenere, è perchè si crede che renderanno felice.
Si fà presto a capire, che la felicità è tanto accessibile quanto il dolore, ma ci sono premesse da prendere in considerazione, per non lasciarsi trasportare dai pensieri negativi: "non esiste rimedio, se non c'è partecipazione alla vita". La vita,non deve essere consegnata al malessere,la felicità è tanto accessibile quanto il dolore, è questo, perchè siamo vivi e coscienti.
Tutti possiamo essere felici, l’unica vera catastrofe, alla quale non esiste rimedio, è l’assenza di vita
La partecipazione alla vita, avveniva per Anna attraverso la lettura,come facente parte dell'ingranaggio del suo cervello.
Ad esmpio il racconto: "La piccola vedetta lombarda", un fanciullo che in guerra, dal’alto di un albero, spia le mosse del nemico. per comunicarle ai suoi patrioti, finché una pallottola lo colpisce.
.Un altro indimenticabile racconto è: "Il piccolo scrivano fiorentino", che si affatica la notte a copiare carte per il padre, il quale ignora il sacrificio del bambino e lo rimprovera duramente.
Indimenticabile anche Il tamburino sardo, un ragazzo che reca un messaggio di guerra in posizione pericolosissima finché un proiettile non gli spezza una gamba. Ma il capolavoro indimenticabile dello scrittore: Edmondo De Amicis,rimane il libro :"Cuore". L'opera più famosa delll'autore, che ha il chiaro intento, di formare i valori dei nuovi italiani.
A proposto di libri,leggo sul web, un articolo su "Simona Lanzillotti", che ha pensato ad un’attività del tutto originale.
Simona, laureata in beni culturali archivistici-librari, ha da sempre il sogno di diventare bibliotecaria nella propria città: "Messina".
Poiché non ne ha ancora avuto l’occasione, ha deciso di crearsela! Simona ha la passione della lettura e la grande fortuna di aver ricevuto un gran numero di libri dalla madre, che legge molto e da sempre. Simona ha deciso di catalogarli e di metterli a disposizione di tutti coloro che ne richiedono il prestito. I suoi libri sono a disposizione di tutta Italia, per tutti quelli che, come lei, condividono l’amore per la lettura.
In una intervista a Simona,alla domanda:
Simona, cosa ti ha portato ad aprire un’attività di questo genere?
La risposta: E’ molto semplice: mi sono laureata come operatrice dei beni culturali archivistici-librari, l’unica cosa che voglio fare è la bibliotecaria rimanendo nella mia città. Per il momento non ho ancora trovato questo posto, ed ho deciso di crearmelo da sola.
Questa è passione per i libri
Auguri Simona"!
Liliana
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liliana |
Oggetto: 12 Mag, 2020 - 11:08
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Chiedo scusa se la pagina non funziona L.M.
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Ultima modifica di liliana il 16 Mag, 2020 - 13:01, modificato 6 volte in totale |
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liliana |
Oggetto: Pace e guerra nel mondo di sempre 30 Apr, 2020 - 11:04
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Pace e guerra nel mondo di sempre
Scrivo perché mi piace scrivere. E mi piace scrivere perché facendolo mi sento vivere oltre che esistere.Leonardo Sciascia .
Parole e sensazioni,condivise da Laura,alla quale piaceva molto scrivere.
Con la sua ricca fantasia,scriveva racconti, novelle, poesie o brevi articoli, per un giornale con il quale collaborava. ll suo tempo però, era dedicato maggiormente alla lettura, amava i libri senza particolari preferenze nella scelta degli argomenti ed anche senza farsi attrarre da fantastiche copertine,il suo giudizio,veniva espresso,solo dopo un'attenta e approfondita lettura.
Da giovanissima, si era appassionata nella lettura del capolavoro di "Tolstoi": "Guerra e pace", romanzo ambientato dall'autore, negli anni tra 1863 e il 1869. Un capolavoro di realismo, nella descrizione della grandiosa società del popolo "Russo", ai tempi delle guerre napoleoniche.
Il personaggio più amato del romanzo per Laura,era la giovanissima e bellissima Natascia,la immaginava nei tempi attuali,sulla slitta in mezzo alla neve, o a teatro con eleganti abiti di raso, con gli occhi ricchi di giovinezza. Tutto questo, non era la solita favola della: "farfalla e una falena" che decidono di scambiarsi le ore di veglia, dove una scoprirà l’aria della notte e l’altra i segreti della luce, ma la spiegazione esiste tra "Guerra e Pace".come risposta a tutti i problemi umani.
Nella pace ci sono i saloni immensi, l'amore, i divertimenti, la famiglia, il romanticismo, i salotti, un modo in cui la pace tende ad insinuarsi, per prendere il sopravvento sulla guerra, dove ci sono gli stessi elementi,ma con una certa perfidia, nei riti e cerimonie, nell'eleganza dei ricevimenti, le carrozze con i servitori, i padroni con i cappelli piumati, lo sfavillare di argenti e cristalli e delle spalline dorate dei militari.
In "Guerra e pace," c'è la differenza fra personaggi storici e personaggi umani. I personaggi umani, amano, soffrono, sbagliano, si ricredono, ovvero, vivono; mentre gli altri sono condannati a recitare una parte che non è scritta da loro, anche se tutti s’immaginano d’improvvisarla.
La Guerra è la storia, la Pace il mondo umano, con quanto è già stato evidenziato,Tolstoj sembra simpatizzare per la pace con un evidenza poetica, questo mondo lo attrae. Lo scrittore è cosciente che gli sfarzi, la ricchezza, il lusso, sono delle cose vane, eppure le descrive perché fanno parte di quel mondo.
Liliana
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liliana |
Oggetto: Parole senza cambiamenti 27 Apr, 2020 - 11:49
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Senza cambiamenti
Sono in molti coloro che attraversano il cosi detto : "mal di stagione o male di primavera" con i sintomi che comunemente si avvertono in questo periodo,ad esempio il senso di stanchezza o il bisogno di maggiori ore di riposo . Tuttavia si tratta di una condizione passeggera che si risolve appena l'organismo riesce a regolare nuovamente l'orologio biologico.
Marcella, persona attiva e volenterosa, regolava quell'orologio, non imdugiando tra le lenzuola,ed anche se con grande sforzo,apriva gli occhi,non mancava di spalancare le finestre,per respirare l'aria pura e salutare i primi tiepidi raggi di sole.
Ogni "primavera",sentiva anche il desiderio di concedersi una breve vacanza per rigenerarsi, ma per realizzare quanto desiderava, doveva seguire concretamente alcuni passi come: "scegliere la Città da visitare, prenotare un Hotel e il biglietto di partenza", cercando le combinazioni più convenienti per le sue possibilità economiche.
Marcella,oltre al viaggio, sperava di sperimentare una nuova pagina di vita,con l'incontro di un vero grande Amore.
Nella Città scelta per la vacanza, luogo bellissimo, ricco di arte, storia e cultura, non mancavano i negozi, per il piacere di fare "Shopping",Visitando un negozio di articoli da regalo,aveva notato la bellezza di un commesso dal nome "Giulio". Egli scriveva su di un notes quanto veniva scelto da lei per gli acquisti,sempre a testa bassa, non la degnava di uno sguardo,
L'atteggiamento di Giulio, meravigliava non poco Marcella,abituata a non passare inosservata per la sua figura alta e slanciata, dal volto arricchito da una folta capigliatura scura ed occhi altrettanto scuri,con ciglie lunghissime,
Giulio aveva percepito il malessere della cliente e,prendendo tra le sue mani quelle di Marcella cominciò a parlare:
Le parole che ti dico, non sono state scritte da me, ma sono molto belle,le ho conservate nel mio cuore che le ha rese immortali e valide per tutti coloro che amano. L’amore è tutto, noi siamo solo piccoli pezzi! Semplici gocce di un mare infinito chiamato:"vita!”.
Continuando ancora a parlare aggiunse:
tutti parlano dell’amore, fanno poemi, temi, a volte viene detto come semplice parola di ripiego,io penso che l’amore non è solo quello di una coppia ma…un sentimento che racchiude in se tante sfumature, dipinte nel quadro del "Creatore". L’amore è dove ogni cosa si fa con il cuore, dove ogni gesto nasce con il solo scopo di fare del bene, L'amore non si può comprare è qualcosa che fa parte di ogni essere, di ogni creatura divina, l’amore come ogni cosa veramente importante non si può spiegare, ma si dona.
L’amore non ha colore, non ha età, non ha razza, non ha confini, non ha religione, l’amore è un vulcano di emozioni, quindi se ti viene donato, prenditene cura perché neanche chi possiede tutto l’oro del mondo può permettersi il lusso di possedere l’anima di un "essere".
Marcella, rientrata dalla vacanza, sentiva che il cuore era stato infinitamente ripagato da chi lo aveva colmato non solo di parole bellisslme, ma anche di tutto quello che rimane indimenticabile .
Liliana
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liliana |
Oggetto: Dalle pagine di un "Diario"Giorno della liberazio 25 Apr, 2020 - 09:51
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«Se da qui guardo fuori dalla finestra vedo betulle, abeti, il cielo azzurro con delle nuvole bianche»
Helga Deen
Le 21 pagine scritte da Helga Deen sono rimaste segrete per più di mezzo secolo. E’ stato Conrad van den Berg, il figlio di Kees, a donare lo scorso gennaio il quaderno di Helga all’archivio di Tilburg. Lo ha fatto in modo semplice, con un’ email : «Ecco il materiale che mio padre mi ha lasciato in eredità». L’archivista Gerrit Kobes lo legge e si accorge subito del valore di quelle pagine, conservate insieme ad alcune lettere in una borsa di cuoio con una penna stilografica, una ciocca di capelli e altri oggetti personali della ragazza. Per ora, soltanto la prima pagina della cronaca di Helga è stata resa pubblica. In Olanda hanno infatti il progetto di celebrare i 60 anni della liberazione dai tedeschi, il 5 maggio 2005, con la pubblicazione del diario. Sabato 30 ottobre, nella Giornata nazionale degli archivi in Olanda, per la prima volta il quaderno sarà mostrato al pubblico.
Helga racconta, il 3 giugno 1943: «Tutto è così terribile. Oh, potrei diventare una dottoressa. Quelle urla isteriche, quella poca disciplina. Tutto quel rumore me lo lascio scivolare sopra il più possibile». All’epoca era molto rischioso tenere un diario e di documenti da un campo di concentramento, fino a ieri, se ne conosceva uno solo: quello vergato da David Koker a Vught, pubblicato nel 1977.
Il 6 giugno 1943 Helga trascrive un trasferimento che l’ha impressionata. «E’ troppo. Sono a pezzi e domani ci sarà di nuovo. Ma se la mia forza di volontà muore, allora muoio anch’io. Questa è una cosa che non va più dimenticata». A sconvolgerla è uno dei convogli più tragici del conflitto mondiale, quello del 6 e del 7 giugno, quando 1.249 bambini ebrei vengono trasferiti dal campo di Vught a quelli di Auschwitz e Sobibor in Polonia.
Il 12 giugno, Helga annota a matita: «Anche se proprio tutti sono gentili con me, mi sento così sola. Ogni giorno vediamo la libertà attraverso il filo spinato». Lei spera di poter lavorare, per rimandare il suo trasferimento. Di lì a poco le comunicano che il 2 luglio potrà andare, «anche se in prova», alla fabbrica della Philips. Poi la doccia fredda: anche lei sarà trasferita. E così compila il diario per l’ultima volta: «Un mese, un giubileo e che giubileo… Debbo far su le mie cose, stamattina la morte di un bambino mi ha messo sottosopra. Ma tutto questo non ha nessuna importanza rispetto a quanto segue: c’è ancora un trasferimento e questa volta faremo anche noi parte del viaggio».
È datata 2 luglio 1943 l’ultima lettera dal campo di Vught; Helga sta per essere portata a Westerbork, breve tappa prima della sua destinazione finale. E’ indirizzata a «Cari voi tre»: Kees, un amico e un’amica. «Siamo dei vagabondi, degli emigranti e dobbiamo quindi sottometterci al loro modo di vivere. Quello che abbiamo passato questi mesi è indescrivibile e per chi non l’ha passato di persona, inconcepibile». Da Westerbork il 13 luglio andrà con i genitori e il fratello Klaus Gottfried al campo di Sobibor, in Polonia, dove la famiglia sarà sterminata il 16 luglio 1943.
Elvira Serra e Marika Viano
(da Il Corriere della sera, 20 ottobre 2004)
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liliana |
Oggetto: Il senso della vita 21 Apr, 2020 - 15:31
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Il senso della vita
Nel periodo delle festività Natalizie e Pasqualil, era quasi un rito per Marta, riordinare armadi e cassetti, eliminando ciò che era diventato superfluo.Mano a mano che stringeva tra le mani, gli abiti o altri oggetti adoperati e conservati, ritornavano nella sua mente anche felici ricordi. Appariva a volte che la vita, le aveva lasiato in dono "l'immortalità".Tra le cose che Marta riteneva immortali, c'erano i libri,alcuni conservati gelosamente, per la bravura degi autori. come : "Milan Kundera" del quale aveva letto:"l'eredità" e lo scrittore :"Gabriel García Márquez" autore di : "Cent'anni di solitudine ". Questi scrittori, avevano lasciato le opere più significative del "Novecento".
Marta amava molto la lettura,dai suoi amici era chiamata : "topo di biblioteca",nomignolo che non l'offendeva, anzi l'accettava volentieri divertendosi.Spesso cercava di indovinare anche, la personalità del lettore al quale le opere erano consigliate. La risposta nasceva senza difficoltà, scorrendo le pagine nelle quali veniva descritta la biografia dell'autore,che le aveva create. Lo scrittore che riscuote successo, ha letto le cose giuste, ed oltre alla sua fantasia e cultura,si è impegnato molto nella lettura. Per scrivere, bisogna leggere molto, questa passione rende "liberi e felici".E indispensabile leggere ed è meraviglioso, talmente bello che la passione per la lettura dovrebbe essere naturale.
Ancora una volta Marta, si soffermava sul significato delle parole,ed ancora una volta c'era la risposta: "Liberi e felici" sono stati d'animo",simili all'emozioni,sono parte importante della vita psichica e sociale di ogni uomo, esse permettono di stare in relazione con gli altri e di essere,allo stesso tempo,consapevoli di quanto accade, è accaduto, o sta per accadere.
Marta,sentiva sempre più in lei, il desiderio di conoscenza, le domande che affollavano la sua mente erano davvero tante,tra queste :"Rinunciando alla libertà si può essere felici? "La risposta, veniva suggerita dalle tante esperienze fatte anche da altri: Spesso la felicità è legata ai beni materiali,ma non è possibile essere uno "schiavo felice"
Come tutto nella vita, si tratta sempre di scelte, ma per qualunque scelta,ci sono sempre dei piccoli e grandi passi, che possono dare un vero senso al valore della vita stessa. Anche le norme, sono una maniera per organizzare la propria esistenza, nella convinzione di essere protetti dagli "inconvenienti". C'è chi desidera intraprendere uno stile di vita diverso,per cercare maggiore fortuna o c'è anche, chi preferisce la stabilità,tra altre scelte.
Con il senso di responsabilità si accetta l'esistenza nel migliore dei modi,ma la "responsabilità" viene associata spesso alla “colpa”, a volte sono quasi sinonimi, soprattutto quando i risultati sono diversi da quelli attesi. Credenze e meriti, si confondono con le scelte, che impongono di rispettare quanto è richiesto dalla responsabilità, che non deve essere confusa con: "la giustizia o l'ingiustizia" e neppure con la Colpa.
La perfezione non esiste negli esseri umani, ed è giusto accettare anche un fallimento. Affidandosi al senso di quanto viene richiesto dalla vita, è possibile rispondere con quanto suggerisce il cuore, anche se c'è chi preferisce garantirsi una stabilità economica sacrificando le passioni.Ancora una volta si tratta di scelte, ma il senso della vita, viene spiegato meglio con le parole lasciate da un grande uomo:
Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso.
(Fëdor Dostoevskij)
Liliana
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