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Vabene |
Oggetto: Pregiudizi ed altro sull'età....altrui 03 Set, 2006 - 16:19
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Vedi Scugnizzo,io sono in piena attività professionale a volte dovrei moltiplicarmi per far fronte agli impegni ed alle richieste di partecipare a iniziative ed attività che amici e conoscentii sanno o che rientrano nei miei interessi. Come sempre ,da molti decenni devo fare le mie scelte tra quantomi viene richiesto e proposto.Gli anni proprio non mi pesano,poco anche fisicamente.Ti dico questo perchè voglio augurarti di curare i tuoi anni che avanzano ,anche per te ritengo. Purtroppo molti si trascurano e coltivano pregiudizi sull'età,come tu dimostri,che finiscono con il determinare le condizioni peggiori,prima psicologiche che mentali e fisiche.Comunque per me l'età non è,per ora e spero per molto ancora,un problema,coltivo i miei interessi personali,sociali e culturali di sempre e vivo,bene,nella società che mi accoglie.Una buona regola,per vivere bene,è quella di guardare a se stessi prima che alle condizioni altrui,in particolare quando degli interessati non si conosce e non si può fare proprio nulla .
Per le non appartenenze politiche,da parte mia, sei libero di pensare quello che vuoi.MI occupo,anche professionalmente di problemi sociali e dello sviluppo umano e sarei ben limitato nel mio lavoro di ricerca e di sperimentazione(in attività concrete anche al Sud nei decenni scorsi)se mi facessi condizionare dalle appartenenze politiche.Ho,certamente ,le mie convinzioni sull'organizzazione e lo sviluppo della società e queste sono sempre aggiornate in una sintesi che non esclude proprio orientamenti ideologici diversi( ti potrà sembrare strano ma tra il liberismo ed il comunismo vi sono della affinità che gli addetti ai lavori ben conoscono,così come le "ibridazioni ideologiche " e politiche,che si sperimentano in diverse parti del mondo).Ecco perchè ritengo inutile,per quanto mi riguarda,schierarmi con gli appartenenti ,preferisco,oggi più che mai ed in prospettiva,guardare alle qualità degli uomini politici ed alla loro onesta,intellettuale ,politica ed economica.
Quando non c'è ,e questo lo si avverte molto bene da chi si occupa di problemi sociali e culturali(ma spero anche dalla generalità delle persone più attente),la prima onestà,quella intellettuale intendo,le altre sono sempre un imbroglio,senza equivoci.Grazie redazione,non ritengo proprio di essere stato offeso,figurarsi ,ci sono,com'è noto ,espressioni che qualficano chi le esprime anche quando questi non le possono avvertire.Non c'è proprio da sorprendersi.
Saluti da Vabene
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Scugnizzo |
Oggetto: PARERE 03 Set, 2006 - 09:28
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Ciao Vabene Non credo che te la sei presa x la Facezia espressa ,ma del resto ciò nn è da considerarsi un offesa in quanto tutti gli uomini dopo una certa età fisiologicamente unitamente alle donne vanno incontro a questa diciamo patologia. Vabbè se ciò può dare fastidio ed è un appiglio evito. argomento credo chiuso,ora vorrei se tu vuoi un parere che già i sindacati hanno bocciato Certamente questa proposta presentata da Pietro Iachino verrà bocciata sicuramente anche dal governo che si guardera bene dal farlo in quanto perderà un mucchio di voti in futuro
Alla proposta di individuare i dipendenti pubblici totalmente improduttivi e di incominciare a tagliare lì, piuttosto che tagliare sugli investimenti o sui servizi pubblici che funzionano (Corriere, 24 agosto), i sindacalisti del settore hanno risposto, come previsto, con un «no» secco: niente licenziamenti; semmai «mobilità» e incentivi. Però hanno riconosciuto che il problema esiste, e in misura non trascurabile. Questo è già un passo avanti notevole: tutti dunque concordano che nell'amministrazione pubblica c'è una quota rilevante di nullafacenti. Allora, che cosa intende fare di questi nullafacenti il ministro della Funzione pubblica? Continuare a voltar la testa altrove e a pagar loro lo stipendio a tempo indeterminato, mentre si taglia sulla spesa utile e sugli investimenti, sarebbe oggi intollerabile: non dimentichi, il ministro, che non si tratta dei lavoratori deboli e poco produttivi, ma di persone che non fanno proprio nulla, non ci sono e quando ci sono è come se non ci fossero; una categoria che alligna solo nel settore pubblico. È giusto ascoltare con la massima attenzione quel che dice il sindacato, ma nella materia di sua competenza, cioè in quella della protezione dei lavoratori; i nullafacenti, per definizione, non sono lavoratori. Esaminiamo, comunque, le tesi dei sindacalisti su questo problema. La prima: licenziare non si deve, mai. Ma non sono forse licenziamenti anche i prepensionamenti di impiegati anziani che il governo sta studiando in questi giorni, con il tacito consenso degli stessi sindacalisti? E licenziando gli anziani, non si rischia di privare indiscriminatamente gli uffici pubblici di competenze talvolta preziose e insostituibili? Se ridurre gli organici bisogna, non è meglio incominciare con l'impiegato totalmente improduttivo, riservandogli per due o tre anni un trattamento di disoccupazione pari alla pensione anticipata che verrebbe data altrimenti all'anziano produttivo, e ovviamente verificando che non abbia un'altra occupazione nascosta e che sia davvero disponibile a un'occupazione regolare? Veniamo alla proposta alternativa della «mobilità ». I sindacati del settore pubblico fino a oggi si sono sempre opposti in modo fermissimo a qualsiasi trasferimento autoritativo di dipendenti pubblici: la «mobilità» che essi propongono è solo quella «volontaria ». Ma questa non risolve il problema: nessun impiegato nullafacente ha mai acconsentito a trasferirsi in un ufficio dove si deve lavorare sul serio. In molti casi, poi, anche il trasferimento autoritativo non risolve il problema: per esempio, se un professore non insegna, perché ha altre cose da fare o perché non conosce la materia che dovrebbe insegnare, trasferirlo altrove significa soltanto infliggere il danno ad altri studenti. I sindacalisti del settore pubblico sostengono poi che il problema potrebbe essere risolto con gli incentivi economici. Tutti noi, però, conosciamo la determinazione con cui loro stessi hanno sempre perseguito gli aumenti salariali indifferenziati e hanno di fatto impedito l'attivazione di sistemi retributivi capaci di premiare impegno e produttività. È comunque evidente che non può essere un premio di produzione a sradicare il fenomeno dei nullafacenti. A me sembra che la sola soluzione efficace sia quella a) di un organo indipendente di valutazione che individui i nullafacenti, almeno quelli più smaccati (operazione relativamente facile); b) di una norma che stabilisca nella massima inefficienza e inutilità il criterio prioritario di scelta da applicare per la riduzione del personale pubblico, incominciando dai dirigenti; c) diunprocedimento giudiziale nelquale il giudice, quando annulli un licenziamentoimpugnato, accerti altempostesso chi altro debba essere licenziato secondo la corretta applicazione dei criteri stabiliti, previa, ovviamente, chiamata in causa del nullafacente interessato, a garanzia del suo diritto di difesa. Questa soluzione ai sindacati del settore pubblico non piace? Ne propongano un’altra;manon le chiacchiere che si sono sentite fin qui: una soluzione vera, incisiva, efficace. Certo, per essere efficace qualsiasi soluzione comporterà maggior rigore in un sistemache per decenni è stato intollerabilmente lassista. D'altra parte, la lotta alle rendite—comesi è appenavisto nella vicenda del decreto Bersani — qualche durezza la richiede («la rivoluzione non è un pranzo di gala»). E la posizione di rendita dei nullafacenti del settore pubblicononmerita indulgenza maggiore rispetto a quelle, tutto sommato meno costose per la collettività, dei tassisti edi alcune categorie di liberi professionisti. Da una parte c'è l'interesse dei nullafacenti a continuare a godere della rendita che finora è stata loro assicurata; dall'altra c'è l'interesse della maggioranza dei lavoratori pubblici—quelli veri—a una retribuzione adeguata, l'interesse dei precari a uscire dall'apartheid cui sono stati finora condannati, l'interesse della collettività a non veder tagliare gli investimenti necessari per lo sviluppo economico del Paese. In questo conflitto di interessi i sindacalisti del settore pubblico da che parte stanno? 29 agosto 2006 Scugnizzo
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Vabene |
Oggetto: Le argomentazione e la logica 02 Set, 2006 - 11:08
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Scugnizzo,ognuno argomenta con i mezzi e le convinzioni che possiede,meglio se possiede anche delle conoscenze ed è informato non superficialmente sugli argomenti che vuol trattare.Più volte ho evidenziato che mi occupo di politica,al di fuori di ogni militanza ed appartenenza perchè lo ritengo un dovere fondamentale come cittadino e non pretendo certamente che si condivida quanto propongo.Una cosa posso assicurare,quando affermo e sostengo un argomento cerco sempre di non essere superficiale e di andare oltre il mio naso,vale a dire le sensazioni(che sono quasi sempre ingannavoli,perchè contano i fatti provati e verificati).Sono vicino agli ottant''anni di vita ed ho vissuto e vivo con molta attenzione ai fatti della vita,privati e pubblici e non ai margini della vita sociale,ma dentro gli avvenimenti e con riferimenti(di conoscenza) che mi consentono valutazioni attendibili(con tutti i margini di insicurezza che pure possono esistere).
Con quanto sopra intendo dire che ho qualche elemento per valutare persone e fatti,politici ed affaristi della politica compresi,qualità effettive delle persone ed apparenze alimentate per chi guarda solo o prevalentemente a quello che appare(con il vuoto ,o peggio,dietro le belle apparenze).La nostra situazione politica attuale è certamente precaria(sarebbe utile approfondire il perchè!)ma,finalmente,abbiamo dei politici seri impegnati su convinzioni inoppugnabili e che non lavorano per fare i loro affari(si può dire il contrario,ma la realtà è quella che è e si vede)a parte,ripeto,i pur non pochi aggregati(politici certamente poco seri e di scarse o velleitarie convinzioni)che appesantiscono il cammino dei quattro cinque politici(veri e qualificati) che "tirano la carretta" nella giusta direzione.Questo è quello che si vede e si può verificare e mi auguro che si prosegua,pur tra tante difficoltà, sulla strada che è stata imboccata,certamente diversa(addiritttura opposta) da quella che ci era stata proposta dai veri e propri avventurieri della politica votati ai propri interessi ed a quelli,non raramente,dei malavitosi(intendo quelli elevati a classe dirigente e condannati o sotto processo,perchè, dicono,perseguitati!?).
Saluti da Vabene |
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Vabene |
Oggetto: Ogni investimento,economico o politico è rischioso 01 Set, 2006 - 21:28
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Interventi come quello in Libano non possono esser valutati solo in termini economici.I soldi investitit,tra l'altro,ritornano per la maggior parte in Italia ed i ragazzi impegnati in quell'intervento non sono dei disperati,quasi tutti,per la specilizzazione acquisita potrebbero benissimo trovare impieghi civili per i quali c'è tanta richiesta nel nostro Paese,come avviene dopo la conclusione dell'esperienza militare per quelli che non proseguono il servizio volontario .Situazioni e condizioni sociali e politiche sono ben cambiate nel nostro Paese e questo bisogna averlo presente.Per il resto un Paese come il nostro non può proprio occuparsi solo del proprio cortile di casa e la nuova,chiara e decisa politica estera del nostro governo è stata e viene da giorni valutata molto positivamente dagli organi di stampa internazionali.Siamo usciti,finalmente,da sudditanze mortificanti senza compromettere i nostri rapporti,sia con gli USA che con l'Europa e tanti Paesi.Bene così.
In Libano dovevamo intervenire,per molti motivi e fino ad ora l'abbiamo fatto nel migliori dei modi,con dei rischi,certamente,ma anche con delle prospettive di valorizzazione della nostra funzione sulla scena mondiale della quale si avvertiva fortemente la necessita,dopo i vassallaggi mortificandi ai quali ci eravamo abituati(ci avevano abituato!).Reciprocità,è il termine corretto nei rapporti internazionali ma,per questo,occorrono idee,convinzioni ed uomini preparati dei quali ora non difettiamo certamente.Bene anche il rapporto con la presuntuosa burocrazia della comunità europea che,anche qui,finalmente,si trova di fronte statisti italiani che son in grado di non accettare e di restituire al mittente pretese ed imposizioni che abbioamo subito e tollerato per troppo tempo.Anche in questo ambito abbiamo uomini ben preparati,è necessario fare nomi?Spero di no.
Avanti anche con la soluzioni di altri gravi problemi,interni ed internazionali.Sono ottimista per la qualità,sin qui dimostrata,degli uomini di punta del nostro governo,la zavorra(ben presente nella compagine governativa),speriamo che non rallenti troppo una marcia impegnativa di una bella sfida sociale,politica ed economica.
Saluti da Vabene |
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geronimo |
Oggetto: E' la logica delle cose. 31 Ago, 2006 - 23:43
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Volevo esprimere anch’io il mio parere, almeno ad uno degli argomenti.
Anche se hanno lo stesso fine – la missione di pace – la partecipazione in Irak è avvenuto in appoggio ad una invasione straniera per la convinzione, risultata infondata in quanto mai trovate, dell’esistenza nel territorio iracheno di armi e sostanze chimiche destinate alla distruzione di massa . Detta nostra partecipazione era condizionata senza intervento armato e per esclusivi aiuti umanitari e logistici alla popolazione locale. Come contropartita, ne sono convinto, il governo Berlusconi avrebbe ottenuto un riconoscimento internazionale (mai ammesso dalla sinistra) ma soprattutto con la propria presenza nella spartizione della ricca torta sulla necessaria ricostruzione post bellica, mediante appalti alle nostre imprese e/o agevolazioni sull’importazione del greggio (e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno).
Molto probabilmente quell’intervento, come era stato programmato e per l’esperienza acquisita,ha costituito un buon viatico per questa missione in Libano in quanto è stato riconosciuto al nostro Paese delle ottime, se non eccellenti, doti di diplomazia, almeno nello scacchiere mediorientale, infatti:
- interviene su mandato ONU, dietro esplicita ed unanime richiesta di Israele e Libano, al comando di una forza militare europea (alla Francia per non sentirsi sminuita, è stato concesso il comando dei primi sei mesi) a presidio nel confine dei due Paesi per mantenerne la tregua in ottemperanza alla risoluzione 1701del Consiglio di Sicurezza;
- non è schierato con alcun belligerante.
Per quel che riguarda i nostri ragazzi, non mi sento assolutamente cinico se affermo che, sono perfettamente consapevoli a cosa vanno incontro: sono professionisti, ben addestrati ed equipaggiati. Il rischio fa parte del loro bagaglio ed inizia da quando tengono un’arma carica in mano. E ne sono consapevoli anche i loro familiari. Dei nostri caduti per attentati od incidenti in Irak, nelle interviste ho sempre sentito, nel dolore, che il loro congiunto è caduto nell’adempimento del proprio dovere in nome della pace.
Quindi, se questo rischio viene super remunerato,dov’è il problema? Quanti ragazzi carabinieri in servizio nel nostro territorio sono caduti per mano di delinquenti comuni. Anche loro erano a rischio per la nostra sicurezza ogni volta che uscivano di pattuglia, ma non erano super remunerati. Non lo meritavano anche loro?
Geronimo
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Saupaquant, Wampanoag |
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Vabene |
Oggetto: Perchè menare vanto? 28 Ago, 2006 - 15:47
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Si,certamente,si vede finalmente una politica estera italiana seria ,autonoma,con una propria iniziativa,non servile , di buon respiro e di rapporti di buona reciprocità con le istituzioni internazionale,Europa ed Onu in particolare.Ben ritornata Italia con la tua presenza qualificante nell'ambito internazionale,ne avevamo proprio bisogno ed in un frangente importante che ci riguarda da vicino nel mediterraneo ma con implicazioni generali nellambito internazionale. Quello che sorprende(mi sorprende!) è da una parte la ricerca a tutti i costi di una critica pretestuosa ,sull'innovazione della politica estera,da parte della opposizione,anche se fa parte della sua funzione ci potrebbe essere un atteggiamento più intelligente che evidenzi di meno i limiti ed il servilismo del recente passato ma,dall'altra parte ,l'inutile e controproducente esaltazione tutta provinciale del "ritorno dell'Italia tra i "grandi".
Quando si è o si diviene "grandi" ed importanti.in qualsiasi ambito pubblico o privato, buon senso vuole che non lo si proclami perchè sarebbe(è,anche nell'ambito internazionale) come sprimere un dubbio sul proprio modo di essere.E questo suscita il ridicolo o la commiserazione che pesano nei rapporti,internazionali e non.Lasciamo perdere pertanto i proclami di "grandezza" e continuiamo a comportarci ,finalmente,da Paese,serio,impegnato, credibile e determinato.Bene,comunque le convergenze,maggioranza minoranza,sull'intervento nel Libano che costerà molto ed è rischioso ma tutto il Paese(finalmente anche qui)ha compreso che proprio dovevamo fare quello che è stato fatto,un bell'esempio per tutti gli altri Paesi,europei(francesi in prima fila)ed usa.C'è,può essereci ,un'alternativa nei rapporti internazionali alla violenza della forza..........quella di una forza pacifica anche se decisa e decisiva(almeno si spera e bisogna provarci,come stiamo facendo coinvolgendo tutti gli altri Paesi,dopo il primo incontro a Roma sul problema e che ha avviato la soluzione attuale).
Saluti da Vabene |
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Vabene |
Oggetto: Israeliani e libanesi....vogliono gli italiani 21 Ago, 2006 - 15:45
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Il massacro,dalle due parti ,si è fortunatamente fermato.La forza di interdizione prevista e voluta,anche dai francesi che si sono autoproclamati per il comando,trova ora questi non solo titubanti ma intimoriti dai compiti che li attendono(memori di quanto è loro costata la presunzione,vera e reale che li caratterizza ,con la precedente presenza in Libano).I pierini d'Europa ancora una volta non si smentiscono e le due parti in causa auspicano una forza di interdizione al comando degli italiani.Stiamo un poco a vedere cosa accadrà ora in Europa,ma è indubbio che la politica estera italiana sta dando i suoi frutti,anche se la questione libanese non è cosa da poco,è da ritenere che abbiamo forza e mezzi per cercare di affrontarla al meglio.
Anche i "bravi" tedeschi si sono defilati e rimarranno al riparo.........sul mare,con giustificazioni "storiche" pretestuose perchè gli israeliano li avrebbero ben accettati in una funzione,una volta tanto,di salvaguardia.No, hanno problemi interni di grande ambiguità.E' questa un'occasione importante per far valere la presenza dell'Europa in piena autonomia, politica,economica e militare,sprecarla o ridurla a presenze nazionali frastagliate dimostrerebbe al mondo intero la fragilità di questa Europa,che pure ha tutti i mezzi per essere quello che deve essere nell'ambito mondiale.L'Italia ne sta uscendo bene,per ora,ma non basta.Speriamo in bene.
Saluti da Vabene |
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Vabene |
Oggetto: Strumenti adeguati per problemi drammatici 11 Ago, 2006 - 14:59
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E' in corso da tempo ed in crescendo il "dialogo della forza e del massacro",in ambiti territoriali per ora delimitati ma che(vedi attentati di diversa natura) producono schegge impazzite a livello internazionale investento,più o meno,tutti i Paesi.Il mondo è praticamente divenuto un villaggio senza regole condivise e mezzi di di controllo e contenimento sulle arbitrarietà di ogni genere. Errore fondamentale(verificare sui fatti degli ultimi decenni)è stato quello di svuotare l'ONU,unico organismo di valenza mondiale,di capacità e vincoli decisori fornendo anche una forza autonoma(indipendente e non vincolata ad alcun stato membro) in grado di intervenire, dove e quando necessario con l'autorevolezza e la forza,anche militare,necessaria.Un polizia internazionale insomma non provvisoria e precaria ma istituzionalmente sempre disponibile ed impiegabile per la far rispettare le deliberazioni dell'ONU.
IL compito di "polizia internazionale" lo si è,di fatto, affidato agli USA,con appendici di ,di volta in volta,di altre nazioni.Gli USA,da irresponsabili inconsapevoli,hann accettato la funzionae condizionando con questo anche le deliberazioni dell'ONU o non tenendone conto affatto quando faceva loro comodo.Ne è derivata una situazione di caos generale nella quale domina la legge del più forte e della delinquenza più efferata,come in tutte le società nella quali non vi sono regole e strumenti per farle rispettare.Oltre agli USA vi sono poi Paesi incoscienti,le mosche cocchiere del mondo(vedi la Francia,ma anche gli altri componenti il consiglio permanente dell'ONU che si sono autoproclamati,dopo la seconda guerra amondiale)che vogliono,pure loro,esercitare funzioni di "prestigio" come in un passato lontano ed irripetibile sulla scena mondiale.La questione Libano-Israele ha posto,per la prima volta,il probelam della costituzione di una forza armata operativa al servizio dell'ONU e senza gli USA,può essere l'innesco di un processo per la polizia internazionale dell'ONU.
Ma la situazione è,ora ,talmente incancrenita che,per giungere ad una revisione delle funzioni e degli interventi dovuti e necessari dell'ONU,sarànno necessaria(purtroppo spiace rilevarlo e farlo rilevare)ben più drammatiche situazioni e condizioni di quelle attuali ed alle quali dobbiamo essere preparati,anche nel nostro Paese,come tutti ritengo ben comprendiamo.Un svolta epocale drammatica insomma frutto di una globalizazazione inevitabile dei rapporti internazionale con bagagli enormi di risentimenti(odii,appunto)sedimentati dalla storia dei secoli scorsi e che ora emergono con una virulenza insospettabile.Ritengo di essere realista ma,speriamo in bene ed in meglio.
Saluti da Vabene |
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geronimo |
Oggetto: Odio, solo odio, esclusivamente odio.... 11 Ago, 2006 - 00:50
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Ci si chiede di capire: è giusto ma fra gente razionale. Ma l'odio è così forte che ci si è dimenticati persino i motivi che lo hanno cagionato. L'odio è irrazionale ed è cieco; un piccolo torto viene esaltato negativamente in misura esponenziale. Non ammette ragioni nella controparte: ha sempre torto. Non giustifica alcunchè. La mente è sempre fissa verso l'avversario accompagnata dai pensieri più truci per il suo annientamento.
Si fa presto a dire "shalom" o "salaam" ma le orecchie non VOGLIONO intendere.
Quando un presidente di uno Stao eletto democraticamente (quindi espressione del suo popolo) proclama che Israele (come Stato e popolazione) debbano scomparire dalla faccia della terra, allora non c'è proprio niente da capire, c'è solo da prendere atto e cercare di prendere provvedimenti concreti. Senza perdere tempo in convegni, tavole rotonde, incontri al vertice e chi più ne ha più ne metta, per sapere chi ha ragione o torto.
Altrimenti ci sarà, entro un paio di generazioni, la fine del mondo occidentale come noi lo concepiamo.
Geronimo |
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Saupaquant, Wampanoag |
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Signori scusatemi.Io sono terrorizzata dal terrorismo... Chi abbia più diritto fra i palestinesi e gli israeliani a questo punto non ha più importanza. Chi ha cominciato, chi ha ucciso di più, chi ha invaso cosa, chi c'era prima ... ma a che serve disquisire su queste cose? La realtà oggi è la guerra. Guerra in Israele, in Libano, in Afganistan, in Iraq, in non so quanti paesi africani, e non posso prolungare l'elenco perché in questo momento mi mancano i dettagli. Tutti i tentativi di pacificare il mondo falliscono miseramente. E parlare di pace ed essere contro la guerra è come essere contro la pioggia in una giornata di pioggia. Secondo me è disperante! E c'è di che essere terrorizzati se pensianmo alle ultime notizie da Londra. Devo ancora capire che cosa è successo esattamentem, ma la parola attentati suicidi anche se sventati è raccapricciante! |
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cortesumb ha scritto:
la guerra è sempre da condannare da qualuinque parte cominci il problema è che Israele quando era il momento non ha accettato di venire a patti per definire la posizione dei palestinesi ma ha cercato di sfruttare al massimo la sua posizione di forza ed ora è molto difficile che si possa mettere la parola fine a questa cinquantennale disputa
p.f mi sapresti dire cosa significa"QUANDO ERA IL MOMENTO". Secondo me Israele ha il diritto di esistere e anche il diritto di difendersi da forze esterne antidemocratiche/ terroristiche. Non penso minimamente che Israele voglia la guerra, ma ne è costretto. Questo è il mio parere. |
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