Vai a pagina
...
229
...
|
|
 |
lore14 |
Oggetto: Ciaooooo Kutty, bentornato! 26 Nov, 2011 - 21:51
|
|

Messaggi: 6955
Attività utente

|
|
Buonanotte e buona domenica!
Il Vino degli Amanti
Oggi lo spazio è splendido! Senza morsi né speroni o briglie, via, sul vino, a cavallo verso un cielo divino e incantato!
Come due angeli che tortura un rovello implacabile oh, nel cristallo azzurro del mattino, seguire il lontano meriggio!
Mollemente cullati sull'ala del turbine cerebrale, in un delirio parallelo,
sorella, nuotando affiancati, fuggire senza riposi né tregue verso il paradiso dei miei sogni.
(Charles Baudelaire)
Le vin des amants Aujourd'hui l'espace est splendide ! Sans mors, sans éperons, sans bride, Partons à cheval sur le vin Pour un ciel féerique et divin !
Comme deux anges que torture Une implacable calenture, Dans le bleu cristal du matin Suivons le mirage lointain !
Mollement balancés sur l'aile Du tourbillon intelligent, Dans un délire parallèle,
Ma soeur, côte à côte nageant, Nous fuirons sans repos ni trêves Vers le paradis de mes rêves !
Jascha Heifetz - Pablo de Sarasate/Zigeunerweisen, Op.20, No.1 http://dc107.4shared.com/img/38944828/838910a6/dlink__2Fdownload_2FIdf-syke_3Ftsid_3D20110728-215103-fecd8ba7/preview.mp3 |
Ultima modifica di lore14 il 27 Nov, 2011 - 21:46, modificato 1 volta in totale |
|
kutty |
Oggetto: A nilasa, Leila e tutte le altre della chat, Kutty 26 Nov, 2011 - 10:59
|
|

Messaggi: 240
Attività utente

|
|
Cocin, una città splendida in cui ho passato alcuni mesi come insegnante di diritto canonico, avevo affittato una casa in Palmgrooveroad 13, la casa che è stata residenza del prefetto della città coloniale inglese, una casa austera tutta sul piano terra, mal strutturata, ma sufficiente per l’uso che mi confaceva. In quell’occasione ho conosciuto Sunil, giovanetta a servizio di una vecchia signora inglese, complice una breccia nel muro di cinta, il pozzo a cui attingevamo l’acqua, la mia abitudine di stringere amicizie, la sua situazione tragica di moglie giovanissima di un vecchio. La fuga dall’India è stata movimentata, ma ora a distanza di quasi vent’anni, il ritorno è stato trionfale! Insieme, in una macchina a noleggio con i vetri azzurrati, siamo voluti tornare sul luogo del crimine, la casa è ancora vuota, chiusa con le imposte coperte da pannelli di legno, il cancello di ferro bianco sbarrato e il vialetto pieno di erbacce, segno evidente che sono anni che nessuno la abita. Avanziamo piano lungo la recinzione, il marciapiede è ingombro di sterpaglia e i bidoni tondi pieni di fogliame sfoltito da qualche siepe, una vacca bruca i germogli, due maiali a macchie nere razzolano nella cunetta, cani randagi squagliano al nostro passaggio quel tanto da mettersi fuori tiro dalle nostre pedate. La breccia nel muro c’è ancora, anche il pozzo con la protezione ancora più pericolante, la vegetazione meno fitta di allora, qualche erbivoro ne ha fatto razzia. Anche la casa della signora inglese è abbandonata dagli abitanti, prendiamo nota dell’agenzia che ha in carico le due abitazioni, è la stessa anche se il numero telefonico è diverso, le case interessano il college in quanto molto più vicine alla facoltà di botanica di quanto non lo sia il college stesso. L’agenzia non ha problemi ad affittare e fissiamo un incontro per la settimana successiva. Torniamo verso il college, è quasi sera, Sunil guarda la sua città quasi del tutto europeizzata, gira le strada guidando piano, mi indica i suoi riferimenti legati ai ricordi: il tempio dei ricchi, lo slum dei paria, il monumento alla regina Vittoria, le piazze più importanti, quello che un tempo c’era e ora è palazzi anonimi, sconosciuti. Il suo quartiere, quello che ne rimane, è stato tagliato da una strada trafficata, la sua casa dev’essere stata proprio sulla direttiva della via, distrutta, però ricorda l’emporio con le vetrine stracolme di stoffe variopinte accanto all’entrata, sì è proprio quello. Parcheggiamo in terza fila, ma pagando una buona mancia al vigile della via, è possibile lasciare la macchina, rifilo 50 rupie in mano al graduato ed entriamo nel negozio. Le stoffe non sono la magnificenza di una volta, spesso leggo “made in china” sulle etichette, comperiamo una stoffa e alla cassa Sunil chiede della famiglia di origine, la commessa è giovane e ci consiglia di domandare al vigile di quartiere, lo troviamo seduto lungo il bordo di un terrazzo, fuma. Il milite puzza di sudore e di sigaretta e per 150 rupie, avrebbe venduto anche sua madre ci informa che la famiglia la conosce bene e che si è trasferita dietro l’emporio al numero 455 di un rione nuovo, uno slum di mattoni, ma pur sempre un slum, rinunciamo ad avventurarci dentro da soli, lui ci può accompagnare solo la sera, dopo il servizio. Invece ci consiglia di recarci nel supermercato oltre il suo incrocio, quello di sua competenza e ingerenza, la figlia che è ancora in casa, lavora presso il negozio. Convinto che il vecchio volpone sappia ancora più di questo, lo invito a bere qualcosa con noi, ma lui, dopo aver infilato in tasca altri soldi, stavolta euro, si appoggia alla nostra macchina in attesa di altre domande: la famiglia ha un’altra figlia, ma è sparita, scappata dal marito che ora è risposato con prole e vive in un altro rione, viene spesso qui al pub ad ubriacarsi la sera, il padre ha subito un’onta terribile dalla fuga della figlia e la sorella non ha più trovato marito. La madre esce poco di casa, ha l’artrite. Insiste nell’offrirsi sicuro di guadagnare ancora molto da noi, di ritrovarci fra qualche ora e ci accompagnerà a casa loro, ma Sunil contenta di non essere stata riconosciuta, rifiuta e andiamo al supermercato indicatoci. Il parcheggio è enorme, macchine di ogni tipo invadono tutte le piazzole possibili, gli imbonitori si sprecano ed uno ci custodisce la vettura mentre ci avviamo all’entrata. Sulla porta altri poliziotti, non sono di ruolo nella polizia dello stato, ma pensionati che lavorano per le aziende private con la divisa racimolata col pensionamento. Uno è anziano e sdentato, su uno sgabello accanto ad una tinozza piena di cartacce e mozziconi di sigaretta fumanti, quasi a guardia del pericolo di incendio? Sunil gli si avvicina e lui furbissimo allunga la mano ancor prima di vedere i soldi che lei mette a disposizione per i suoi servizi, adocchia il malloppo cospicuo e scatta in piedi salutando militarmente, per quella cifra farebbe un omicidio? Mi guarda mentre ascolta le richieste della donna vestita all’europea che ha conservato il dialetto locale intingendolo e ingentilendolo con una pronuncia particolare che non riesce a definire. Si fa ripetere il nome, l’ultima frase, poi con il gesto affermativo, quello che per noi equivale ad un “no” con la testa, si illumina e mostra le gengive rossastre di cicca da masticare, indica con la mano un corridoio e si avvia con Sunil appresso. È scalzo, osservo i suoi piedi scorrere il pavimento tra gli scaffali, ne supera parecchi fin davanti una porta a sventola verde, parla con un altro vigilante, li seguo passo-passo entrano non prima di aver foraggiato anche questo poliziotto, il magazzino è zeppo di casse, cartoni, scatoloni, molto illuminato dalle lampade al soffitto, ci introduce in un locale più piccolo, l’ufficio di qualcuno che è assente momentaneamente e l’altro vigile si allontana. Torna accompagnato da una donna in camice bianco, era bianco, ora mantiene il suo colore originario solo sulla schiena e sotto le ascelle, il resto è polvere e macchie. I vigili sono fuori l’ufficio, indicano alla donna di entrare e restano in disparte. Sunil chiama la sorella per nome, Sundary, lei alza lo sguardo meravigliata e sorpresa, ha un attimo di esitazione, la osserva serissima e ferma l’abbraccio possibile di Sunil sul nascere. La guarda seria, poi non resiste, si abbracciano, piangono insieme, i due vigilanti si allontanano, lo sdentato mi saluta ed esce, l’altro mi fa cenno che torna al suo posto, mi siedo sull’unica sedia e tiro fuori un libro tascabile che ho in serbo da tempo e inizio a leggere. Parlano tantissimo, forse Sunil riesce a dar ragione della sua fuga, a spiegare le cose come sono andate per lei e la sua vita, ma a me non dicono nulla per diverso tempo, un capitolo del libro o quasi. Mi presenta alla sorella che è timidissima, parla un inglese stentato, non mi tocca nemmeno ed io che mi aspettavo un bel bacio!!!! Usciamo perché è tornato il gestore del locale, dell’ufficio, Sunil toglie il camice alla sorella e lo butta a terra dietro una cassa, il vigile ci fa uscire, ma la sorella non può entrare nei locali di vendita, chiediamo un’uscita alternativa, non ce ne sono di possibili, resto con la sorella e Sunil compera un vestito adatto al negozio, cambia aspetto alla sorella ancora dietro la cassa imballata accanto alla porta, ora è decente e con un’altra dose di denaro ci lascia tornare nel mondo dei vivi. Infiliamo l’uscita frettolosi, la macchina è ancora ben custodita, scappiamo in fretta, stasera le sorelle dormiranno insieme. Più tardi hanno telefonato al cellulare con il fratello, ma lui è dalla parte della famiglia offesa dalla fuga di una e anche dell’altra sorella e non vogliono contatti, mai più. Al college non è un problema l’arrivo di una nuova dipendente, la accolgono bene e lei sembra felice della soluzione, forse la vita famigliare non era così serena….. Fin quasi mattina le sento nella camera acanto alla mai parlottare, ridere, piangere a tratti nella loro lingua vocale. Sundary racconta dei primi mesi dalla sua fuga, le lotte con il marito per la restituzione della dote, le accuse, l’infamia del casato, l’isolamento della comunità, ogni tanto Sunil entra in camera e mi ragguaglia sugli ultimi sviluppi del colloquio.
|
|
|
lore14 |
Oggetto: 25 Nov, 2011 - 21:43
|
|

Messaggi: 6955
Attività utente

|
|
Buonanotte!

ALL THAT JAZZ
Velma (Sung): Come on babe, why don't we paint the town? ...And all that jazz! I'm gonna rouge my knees and roll my stockings down ...And all that jazz! Start the car, I know a whoopee spot Where the gin is cold but the piano's hot! It's just a noisy hall where there's a nightly brawl And all...that...jazz!
(Musical interlude) Slick your hair and wear your buckle shoes ...And all that jazz! I hear that father dip is gonna blow the blues ...And all that jazz! Hold on hun, we're gonna bunny-hug I bought some aspirin down at United Drug In case you shake apart and want a brand new start To do...that...jazz! (Skidoo!) ...And all that jazz! (Hotcha!) (Whoopee!) ...And all that jazz! (Ha! Ha! Ha!) It's just a noisy hall where there's a nightly brawl And all...that...jazz! (key change) Fred Casely (Spoken): Listen, your husband ain't home, is he? Velma (Spoken): No, her husband is not at home! (laughter)


Velma (Sung): Find a flask; we're playing fast and loose, ...And all that jazz! Right up here is where I store the juice, ...And all that jazz! Come on babe, we're gonna brush the sky! I bet you Lucky Lindy never flew so high! 'Cause in the stratosphere how could he lend an ear To all...that...jazz! Oh, you're gonna see your Sheba shimmy shake! And all that jazz! Oh, she's gonna shimmy til her garters break! And all that jazz! Show her where to park her girdle! Oh! Her mother's blood'd curdle! If she'd hear her baby's queer for All...that...jazz! (Musical interlude) All...that...jazz! Come on babe why don't we paint the town? (Oh you're gonna see your Sheba shimmy shake) And all that jazz! (And all that jazz!) I'm gonna rouge my knees and roll my stockings down (Oh, she's gonna shimmy til her garters break!) And all that jazz! (And all that jazz!)


Start the car, I know a whoopee spot where the gin is cold, but the piano is hot! It's just a noisy hall where there's a nightly brawl and (Show her where to park her girdle! Oh! Her mother's blood'd curdle! If she'd hear her baby's queer for) All...that...(jazz cymbal sound) Roxie (Spoken): So that's it, huh, Fred? Fred (Spoken): Yeah, I'm afraid so, Roxie. Roxie (Spoken): Oh, Fred... Girls (background): Oh, Fred... Fred (Spoken): Yeah? Roxie (Spoken): Nobody walks out on me! (Gunshot) Fred (Spoken): Sweetheart! Roxie (Spoken): Oh, don't 'sweetheart' me you son-of-a-bitch! (Two gunshots) (Whoopee!) (Hotcha!) (Jazz!) Roxie (Spoken): I gotta pee! Velma (Sung): Oh I'm no one's wife, but Oh I love my life and All...that...Jazz!
Chicago Soundtrack - All That Jazz http://narwakk.free.fr/musiques/Chicago%20Soundtrack%20-%20All%20That%20Jazz.mp3
|
Ultima modifica di lore14 il 26 Nov, 2011 - 21:47, modificato 1 volta in totale |
|
lore14 |
Oggetto: 24 Nov, 2011 - 21:50
|
|

Messaggi: 6955
Attività utente

|
|
Buonanotte!

(Una posa caratteristica di Marlene, circondata dai feriti in un ospedale di guerra sul fronte italiano, durante la II guerra mondiale)

Lili Marleen (Marlene Dietrich English version)
Outside the barracks by the corner light I'll always stand and wait for you at night We will create a world for two I'll wait for you the whole night through For you, Lili Marleen For you, Lili Marleen Bugler tonight, don't play the Call To Arms I want another evening with her charms Then we will say goodbye and part I'll always keep you in my heart With me, Lili Marleen With me, Lili Marleen
(Marlene, con uno dei suoi 'boys')
Give me a rose to show how much you care Tied to the stem, a lock of golden hair Surely tomorrow you'll feel blue But then will come a love that's new For you, Lili Marleen For you, Lili Marleen When we are marching in the mud and cold And when my pack seems more than I can hold My love for you renews my might I'm warm again, my pack is light It's you, Lili Marleen It's you, Lili Marleen My love for you renews my might I'm warm again, my pack is light It's you, Lili Marleen It's you, Lili Marleen.
(Marlene, commossa)
Marlene Dietrich-Lili Marleen (english) http://iltafano.typepad.com/il_tafano/files/marlene_dietrich_lili_marleen_english.mp3 Per chi volesse ascoltare la versione originale in tedesco: http://francisfoxonet.free.fr/Resistance/Marlene%20Dietrich%20-%20Lili%20Marlene%20(Deutsch).mp3 E questo link è per chi volesse proprio ascoltarla nella versione italiana (qui cantata da Lina Termini) http://italiasempre.com/fileMP3/lilimarleen.mp3
(Marlene, festeggiata dai soldati al suo ritorno a New York)
 La storia in una canzone (Dal web, rielaborazione e integrazione di Riccardo Venturi di testi inglesi e tedeschi ripresi dalla "Pagina ufficiale di Lili Marleen") Lili Marleen" è stata la canzone preferita dai soldati di fanteria tutto il mondo durante la II guerra mondiale: praticamente ne fu l'inno non ufficiale. Una canzone tedesca scritta da un giovane soldato amburghese con velleità poetiche e musicata da un musicista compromesso con il nazismo, che però travalicò presto i confini della Germania e fu adottata da tutti i ragazzi che andavano a morire a decine di migliaia, pensando magari alla loro "Lili" lasciata chissà dove. Strane storie hanno a volte, le canzoni. Strane e imprevedibili. Il testo originale proviene, come detto da un poemetto scritto da un soldato tedesco, Hans Leip, intitolato "La canzone di una giovane sentinella", poco prima di recarsi al fronte nei Carpazi nel 1915. Il nome "Lili Marleen" proviene da quello della sua ragazza (figlia di un ortolano) combinato con quello di una giovane infermiera, Marleen, che sembra invece essere stata la ragazza di un commilitone. Il poema di Hans Leip, sebbene di carattere decisamente antibellico, fu pubblicato in una collana di poesie patriottiche nel 1937; ben presto la parte su Lili Marleen (anch'essa, in sé, blandamente antibellica) attirò l'attenzione del musicista Norbert Schultze (nato nel 1911 a Braunschweig e morto il 17 ottobre 2002), che lo musicò immediatamente dopo. Schultze era già ricco e famoso prima del successo enorme della canzone della "ragazza sotto il fanale" che attendeva il fidanzato vicino alla garitta. Le sue opere, marce e melodie di stampo militaresco e propagandistico, hanno titoli inequivocabili che sarebbe forse meglio tralasciare in una raccolta di canzoni contro la guerra, del tipo "Bomben auf England". Nel 1945 gli alleati gli ordinarono di smettere di comporre, ma nel 1948 Schultze era già di nuovo in attività.
Questa canzone ha comunque una storia assai accidentata. Il potentissimo ministro della propaganda e dell'informazione del III Reich, il tristemente noto dottor Goebbels, non la amava affatto. Voleva una marcia militare. La cantante Lale Andersen (pseudonimo di Eulalia Lieselotte Bunnenberg, nata nel 1905 a Bremerhaven e morta nel 1972 a Vienna) non intendeva cantarla; ma poco prima dello scoppio della guerra si convinse. La canzone vendette all'inizio pochissimo, solo 700 copie, finché una radio militare tedesca non iniziò a trasmetterla, nel 1941, alle forze impegnate in Africa (l' "Afrika Korps" del maresciallo Rommel). I comandi tedeschi si accorsero ben presto di cosa stava scoppiando loro tra le mani, con quella canzone che ricordava ai soldati un amore lasciato a casa invece dell'ardore guerriero. Una canzone "disfattista", insomma; i soldati la cantavano con le lacrime agli occhi mentre andavano a crepare per la grandezza del Reich. "Lili Marleen" fu quindi ovviamente proibita, il che contribuì non poco ad accrescerne la sua popolarità, che stava già diventando enorme. Dopo l'occupazione tedesca della Jugoslavia, nel 1941, a Belgrado fu impiantata una stazione radiofonica per trasmettere notizie alle forze di aviazione e all'Afrika Korps. La stazione si chiamava "Soldatensender Belgrad" Il tenente Karl-Heinz Reintgen, direttore della SSB, aveva un amico nell'Afrika Korps cui la canzone, nonostante il suo divieto ufficiale, era piaciuta parecchio, e che chiese all'emittente di trasmetterla; e Reintgen, eludendo a suo rischio e pericolo il divieto (il che non era cosa da poco!), accettò e la fece trasmettere per la prima volta il 18 agosto 1941. Qui accadde il secondo miracolo, perché la canzone piacque nientemeno che al maresciallo Erwin Rommel in persona, che chiese a Reintgen di inserirla nel programma musicale fisso della stazione radiofonica, contro il parere di Goebbels e anche di Hitler stesso. La canzone divenne ben presto addirittura la sigla di chiusura delle trasmissioni dell'emittente, che terminavano alle 9 e 55 della sera. Da allora niente poté più arrestare il cammino della canzone. Fu captata ed ascoltata dalle forze Alleate, e Lili Marleen divenne la canzone più nota e preferita dei soldati di entrambi gli schieramenti, che la cantavano in tedesco o nella propria lingua. Una canzone, insomma, che riuscì a unire migliaia di persone che stavano combattendosi accanitamente. Una canzone universale di fratellanza di soldati che condividevano lo stesso terribile destino. La popolarità immensa della versione tedesca provocò un'affrettata traduzione in inglese, probabilmente quando un editore britannico di canzoni, John Jordan Phillips, rimproverò a un gruppo di soldati inglesi di cantarla nella lingua del "nemico". Un soldato, assai arrabbiato, gli replicò a muso duro: "E perché non ci scrive le parole in inglese?" Fu quindi preparata una migliore versione assieme a un paroliere inglese, Tommie Connor, nel 1944, interpretata dalla cantante Anne Sheldon e che polverizzò ogni record di vendite. La canzone, trasmessa giornalmente anche dalla BBC (nella versione di Vera Lynn), fu adottata prima dell'Ottava Armata britannica, e poi anche dalle forze Americane in Europa. Era cantata negli ospedali militari e trasmessa da enormi altoparlanti, assieme a notizie di propaganda; era cantata per le strade. Era cantata al fronte, da entrambe le linee. Fu presto tradotta e interpretata nella lingua originale e in inglese anche dall'esule tedesca Marlene Dietrich, che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate (in Nordafrica, in Sicilia, in Alaska, in Groenlandia, in Islanda e in Inghilterra). La versione americana di Marlene Dietrich, interpretata anche da un coro anonimo, nel 1944, scalò i record di vendita in pochi mesi, ripetendo l'exploit decine di anni dopo (non a caso nel 1968, quando divenne anche una "protest song"). Nel 1981 riuscì a restare a lungo nella hit parade tedesca, e nel 1986 addirittura in quella giapponese. Ovvero in tutti i paesi più colpiti dalla tragedia della II guerra mondiale. La canzone è stata tradotta in 48 lingue. "Lili Marleen" è probabilmente la più celebre canzone sulla guerra, ed intrinsecamente contro la guerra, di tutti i tempi. Il tema del soldato che pensa al suo amore è universale. Lale Andersen spiegò il suo successo planetario con queste significative parole: "Il vento può forse spiegare perché diventa una tempesta?" |
Ultima modifica di lore14 il 25 Nov, 2011 - 21:39, modificato 1 volta in totale |
|
moniaxa |
Oggetto: 24 Nov, 2011 - 13:42
|
|

Messaggi: 4951
Attività utente

|
|
...................Buon pomeriggio a tutti
 |
_________________ il comportamento e uno specchio nel quale ognuno mostra la propria immagine.
goethe) |
|
lore14 |
Oggetto: 22 Nov, 2011 - 21:49
|
|

Messaggi: 6955
Attività utente

|
|
Buonanotte !


Chopin - C Sharp Minor Waltz
|
Ultima modifica di lore14 il 23 Nov, 2011 - 21:37, modificato 1 volta in totale |
|
moniaxa |
Oggetto: 22 Nov, 2011 - 17:19
|
|

Messaggi: 4951
Attività utente

|
|
prima di andare a riposare un modo nuovo per fare del moto
 |
_________________ il comportamento e uno specchio nel quale ognuno mostra la propria immagine.
goethe) |
|
lore14 |
Oggetto: 21 Nov, 2011 - 21:32
|
|

Messaggi: 6955
Attività utente

|
|
Buonanotte!


 
 
QUESTO ODORE MARINO (Giorgio Caproni)
Questo odore marino che mi rammenta tanto i tuoi capelli, al primo chiareggiato mattino. Negli occhi ho il sole fresco del primo mattino. Il sale del mare... Insieme come fumo d’un vino, ci inebriava, questo odore marino Sul petto ho ancora il sale d’ostrica del primo mattino.
James Last_ La Mer http://fundacionjoseguillermocarrillo.org/danielledigitalradiobroadcasting/James%20Last%20-%20La%20Mer.mp3
|
Ultima modifica di lore14 il 22 Nov, 2011 - 21:41, modificato 4 volte in totale |
|
 |
Vai a pagina
...
229
...
|
|